*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 60336 ***
L'INVASORE
_Questo dramma che qui è pubblicato nel testo integrale[1] fu
rappresentato per la prima volta a Milano dalla Compagnia Talli-Melato
al Teatro Olympia nell'estate del 1915._
_Interpreti principali: Maria Melato, Wera Podrecca, Pina Camera, Febo
Mari._
ANNIE VIVANTI
L'INVASORE
DRAMMA IN TRE ATTI
MILANO
Dott. RICCARDO QUINTIERI — Editore
Corso Vitt. Emanuele, 26
Opere di ANNIE VIVANTI
LIRICA L. 4. —
I DIVORATORI (Romanzo) » 3.50
CIRCE (Il romanzo di Maria Tarnowska) » 3.50
L'INVASORE (Dramma in tre atti) » 3. —
PROPRIETÀ LETTERARIA.
I diritti di riproduzione, di traduzione, di rappresentazione
e di esecuzione sono riservati per tutti i paesi, compresi
la Svezia, la Norvegia, l'Olanda.
_Copyright by Annie Vivanti Chartres 1915._
Per ottenere il diritto di rappresentazione rivolgersi alla
Società Italiana degli Autori, Corso Venezia, 6 — Milano.
Tipografia «MINERVA» — Via Fontana, 16 — Milano — Luglio 1915
_PERSONAGGI._
FLORIAN AUDET — Tenente di Cavalleria.
IL CAPITANO FISCHER }
IL TENENTE VON WEDEL } Ufficiali dell'armata
IL CAPITANO GLOTZ } nemica.
IL TENENTE FELDMANN }
IL REVERENDO FRANK — Pastore Anglicano.
IL DOTTOR BELL.
DELIO AUSTIN — Tenente in un reggimento scozzese.
FRITZ — Cameriere.
CHÉRIE BRANDES.
LUISA BRANDES — sua cognata.
MIRELLA BRANDES — figlia di Luisa.
LA SIGNORA FRANK.
ANNA }
MARY } sue figlie.
JANE — Una infermiera della Croce Rossa.
NELLY }
LUCILLA }
GIOVANNA } Giovinette amiche di Chérie.
FANNY }
LINA — Cameriera.
Il primo atto si svolge nella casa del Dottor Brandes in un villaggio
di un paese belligerante. — Il secondo atto in casa del Reverendo
Frank, in Inghilterra. — Il terzo atto di nuovo in casa Brandes.
ATTO PRIMO
È sera.
Una sala d'entrata nella casa del Dottor GIORGIO BRANDES. Stile
fiammingo.
A sinistra al primo piano tre scalini coperti di tappeto rosso
conducono a un largo pianerottolo adorno di lampade elettriche e di
piante.
In fondo a sinistra la porta d'ingresso. Nel centro un largo
caminetto.
A destra verso il fondo una porta a due battenti con una tenda
drappeggiata e rialzata.
Al primo piano a destra una finestra.
LUISA BRANDES, una bella e giovine donna, siede in atteggiamento
d'abbandono su una poltroncina. Con le mani intrecciate e tese
davanti a sè essa guarda nel vuoto; un'espressione d'abbattimento e
di tristezza è sul suo volto.
Nel fondo MIRELLA — una fanciulletta di quattordici anni, in corta
veste chiara — s'affaccenda intorno a una tavola carica di fiori e
di dolci.
ATTO PRIMO.
MIRELLA
chiamando.
Lina! Lina! Dove sono i marrons glacés?
LINA
Una domestica dal viso duro e
inamabile appare sulla porta.
Sono lì.
Addita un piatto sulla tavola.
MIRELLA
Ma dove?
alzando il piatto.
Questi quattro miseri marroni, che paiono già rosicchiati?
LINA
Li avrà rosicchiati Lei. È tutto il giorno che li mangia.
Volta le spalle ed esce.
MIRELLA
Ma guarda un po' che impertinente!
Rivolgendosi a LUISA.
Mamma! Hai sentito come mi risponde Lina?
LUISA
con un sospiro distratto.
Che cosa c'è, cara?
MIRELLA
avanzandosi verso la madre col
piatto in mano.
Ha detto che i marrons glacés li ho mangiati io.
LUISA
sorridendo.
Sarà anche vero; no, cara?
MIRELLA
Quand'anche; Lina non deve permettersi di dirlo. Del resto io ne avrò
mangiato forse tre o quattro... o dodici... o così, ma non tutti.
LUISA
sorridendo.
Vedo difatti che ne restano quattro.
MIRELLA
contando sulle dita.
Uno per Chérie, uno per me, uno per te, poi vi sono le nostre invitate,
uno per Fanny... E per Giovanna, Lucilla e Nelly, niente! Sarà meglio
addirittura che non ce ne siano. Ti pare?
Li mangia.
Mamma! Cos'hai? Come sei triste!
L'abbraccia.
LUISA
Ah bimba mia! Come potrei non esserlo? Tuo padre lontano... le notizie
sempre più gravi....
MIRELLA
Mamma! stasera non pensare a malinconie. È la festa di Chérie e
vogliamo essere allegre. Anche papà se fosse qui avrebbe voluto che si
festeggiasse il compleanno di sua sorella, che adora tanto!... Ricordi?
L'anno scorso ha voluto che si ballasse. Vogliamo ballare anche
stasera.
LUISA
scattando.
No! Non si balla col nemico in casa.
MIRELLA
Nemico?
Sbigottita, guardandosi
intorno.
In casa? Dov'è questo nemico?
LUISA
È vicino, Mirella! è vicino! Tu non sai che cosa ci sovrasta.
MIRELLA
Non pensarci stasera, mamma! Non rattristare Chérie! Vedrai come s'è
fatta bella. Mette il vestito nuovo, tutto bianco! Sembra una sposa....
Carezzevole.
Tieni, mangia questo marron. È l'ultimo.
LUISA
No, cara, no. Chiama qui Fritz. Ho bisogno di parlargli.
MIRELLA
Vado.
Mettendo in bocca l'ultimo
marron.
Sai che anche Fritz mi fa uno strano effetto in questi giorni. È
scortese, quasi villano. Non risponde quando gli si parla...
LUISA
Sarà preoccupato anche lui, poveretto.
MIRELLA
E lo trovo sempre a sussurrare con Lina...
LUISA
indulgente.
Forse si vogliono bene. Avranno idea di sposarsi.
MIRELLA
ridendo.
Oh Dio!... Così brutti! Tutt'e due!
Corre alla porta.
Fritz... Fritz!
Al domestico che entra.
Andate dalla mamma.
FRITZ, un giovane servitore,
dall'aria fosca, quasi truce,
s'avvicina a LUISA mentre
MIRELLA aiutata da LINA
s'affaccenda ancora per poco
intorno alla tavola ch'è in
fondo alla scena. Indi MIRELLA
esce, seguita da LINA.
LUISA
un po' timida, a FRITZ.
Avete notizie? Vi sono novità?
FRITZ
Secco.
Nossignora.
LUISA
Non sapete nulla di nuovo?
FRITZ
Nossignora.
Ironico.
Eccetto quello che c'è nel giornale della sera.
Spiega un giornale e legge ad
alta voce.
«Si crede che il primo contatto tra i belligeranti avrà luogo nelle
vicinanze di Fléron. Il nemico s'avanza dal Sud Est numerosissimo.»
Appoggia con tono soddisfatto
sull'ultima frase.
LUISA
Disperata.
Ah, ho letto, ho letto!... Ma credevo che voi forse...
esitante.
... avreste avuto occasione di udire qualche cosa di più.
FRITZ
Io? Oh, nossignora.
Quando LUISA non lo guarda un
sorriso di scherno si disegna
sulle labbra di FRITZ.
LUISA
Ditemi ancora, ditemi — che cosa vi ha detto il signor dottore iernotte
quando partiva? L'avete lasciato nel treno, non è vero?
FRITZ
Sissignora.
LUISA
E che cosa ha detto?
FRITZ
freddo.
Che salutassi tutti.
LUISA
No, no! Ripetetemi le sue precise parole...
FRITZ
Ironico.
Ha detto: «Fritz, tu sei un servitore devoto e fedele...»
LUISA
Un poco timida e dubbiosa,
guardandolo.
È vero... è vero! Buon Fritz!
FRITZ
Sempre con un sorriso ironico
e sinistro.
Ha detto: «Lascio qui tutto ciò che ho di più caro.»
LUISA
commossa, congiungendo le
mani.
Ciò che ha di più caro!...
FRITZ
«Mia moglie, mia figlia e mia sorella.»
LUISA
Sì... sì... e poi?
FRITZ
M'ha detto: «Difendile, Fritz, se vengono quelle belve». Ha proprio
detto così: «quelle belve!».
Gli fiammeggiano gli occhi.
LUISA
ansante.
Sì!
FRITZ
«Difendile», ha detto, «difendile colla vita.»
LUISA
Impetuosa.
Ah! so che lo farete.
FRITZ
Sogghignando.
Eh, Signora, è facile a dirsi...
Un breve silenzio.
LUISA
sorridendo, con soavità.
Fortunatamente per il momento «le belve» non ci sono.
FRITZ
con velato sarcasmo.
No, no. Per il momento le belve non ci sono.
Volge lo sguardo verso la
finestra.
LUISA
Un poco impressionata
dall'atteggiamento quasi
minaccioso del servitore.
E poi... dicevate... il treno è partito...
FRITZ
secco.
Ma sì!
LUISA
sorpresa.
Come parlate?
FRITZ
Ho detto, sissignora, il treno è partito.
LUISA
sospirando.
Ah, mio Dio! Quale angoscia!... Chi l'avrebbe detto! Oggi è il 4
agosto. Dieci giorni fa nessuno pensava alla guerra.
FRITZ
Fissandola.
V'era chi ci pensava.
LUISA
Incredula, indietreggiando un
poco.
Da dieci giorni?
FRITZ
lentamente, con ferocia.
No. _Da dieci — anni._
Volta le spalle ed esce.
LUISA
smarrita, seguendolo con lo
sguardo.
Non capisco...
La porta si apre bruscamente.
LINA appare sulla soglia;
anch'essa ha l'aria quasi
insolente e il volto duro e
ostile.
LINA
Il signor tenente Audet.
Entra FLORIAN AUDET in
uniforme d'ufficiale di
cavalleria.
LUISA
Andandogli incontro, lieta e
sorpresa.
Florian! E come mai hai potuto venire?
FLORIAN
salutandola affettuosamente.
Ufficialmente... non sono qui. Sono in giro a portare degli ordini
urgenti... Devo tornar via subito. Giorgio dov'è?
LUISA
Angosciata.
È partito! Pensa, Florian, partito. Hanno mandato a chiamarlo d'urgenza
iernotte.
FLORIAN
Colpito.
E dove è andato?
LUISA
Preciso non lo sapeva neppur lui. Aveva ordine di recarsi al deposito
centrale a Tourgain. E di là l'avrebbero diretto a un'ambulanza da
campo.
FLORIAN
Per Dio!... Sapevo che mancavano i medici. Ma non credevo che Giorgio
partisse così presto.
Con inquietudine repressa.
Ma allora... siete sole voi altre tre? Voi, la piccola Mirella — e
Chérie.
LUISA
Sì. Siamo sole.
FLORIAN
Quasi parlando a sè stesso.
Per Dio!
LUISA
Paurosa.
Cosa c'è?
FLORIAN
Niente.
Una pausa.
LUISA
Incalzando.
Ma sì... che cosa pensi?
FLORIAN
parlando con lentezza grave.
Penso che dovrete avere coraggio.
LUISA
sconvolta.
Ah! Non dirmi di aver coraggio, che mi fai paura!
FLORIAN
ripetendo lentamente e con
enfasi significativa.
Luisa! Dovrete avere... _molto_ coraggio.
LUISA
spaventata.
Che cosa vuol dire?
FLORIAN
Vuol dire... che alle tre di questa mattina i nemici hanno passato la
nostra frontiera.
LUISA
Esterrefatta.
Hanno passato la frontiera?!
FLORIAN
Sì.
LUISA
Sono qui — nel nostro paese?
FLORIAN
Sono nel nostro paese.
LUISA
Dove?!
FLORIAN
A Verviers.
LUISA
A Verviers! A due ore di qui!...
Si copre il viso.
MIRELLA
Entra correndo con una scatola
di dolci a sorpresa in mano.
Oh, guarda... c'è Lolò!
Pone la scatola sulla tavola e
saluta FLORIAN afferrandogli
tutt'e due le mani e
scotendole da parte a parte
con gioia fanciullesca.
FLORIAN
squadrando la figuretta
leggiadra con occhi di
disapprovazione.
Oh, che lusso, Mirella! Che cosa c'è?
Ironico.
Un ballo?
MIRELLA
Ma... la festa di Chérie! Non sei venuto apposta?
FLORIAN
amaramente.
La festa di Chérie! È vero!... La festa di Chérie!
Si accascia su una seggiola.
MIRELLA
Ma che Lolò! L'avevi dimenticato? Adesso glielo vado a dire. Vedrai che
cosa ti farà!
FLORIAN
Passandosi la mano sulla
fronte.
Dov'è?
La sua gravità contrasta
coll'inconscia gaiezza della
fanciulla.
MIRELLA
È disopra che si veste. Si fa una bellissima pettinatura, tutta a
girigoggoli che pare una torta!
Fa per correre via.
FLORIAN
Trattenendola.
No! non dirle niente... Tanto devo andarmene subito. Ma tornerò.
MIRELLA
Distratta, guardando la
tavola.
Tornerai davvero?
D'improvviso.
Oh, guarda un po' quella Lina!... Ha dimenticato l'aranciata.
Corre fuori a sinistra.
FLORIAN
Quanta incoscienza!
A LUISA.
Ma non dovreste avvisarle di ciò che accade... di ciò che le minaccia?
LUISA
Smarrita.
Non so! non so! Giorgio mi ha detto di non spaventarle...
FLORIAN
Ma voi fate festa così, mentre...
LUISA
Oh! Io non faccio festa, Florian! Del resto non vengono che due o
tre piccole amiche di Chérie... Non mi è parso il caso di vietarlo...
rattristarla proprio oggi, che è il suo compleanno.
Una pausa.
E si era comperata apposta per stasera una veste nuova...
FLORIAN
Alzandosi e camminando in su e
in giù.
Le donne!... Che strane creature! Il disastro è alle porte, il mondo
crolla sotto a una immane calamità... ed esse, perchè hanno delle vesti
nuove — ballano!
LUISA
Credi che non dovrei permetterlo?... Manderò a dire a quelle bimbe...
FLORIAN
Ma no... ma no! Lasciatele ballare! Povere creature. Verrà l'ora del
pianto!... Anche troppo presto.
Stendendole la mano.
Addio. Vado a portare questi due messaggi. Ma se posso, tornerò,
non fosse che per un istante, a salutare Chérie. Se non tornassi...
ditele...
commosso.
... ditele che le faccio tanti auguri.
LUISA
Glielo dirò.
FLORIAN
Ditele...
Con improvvisa decisione
Ah! ma tornerò. Farò in modo di tornare.
Le bacia la mano ed esce
rapidamente.
LUISA resta sola qualche
istante immobile e pensierosa.
MIRELLA
Rientrando.
Ecco! Se non ero io, non c'era l'aranciata!
Depone sulla tavola una
caraffa d'aranciata.
LUISA
Mirella... senti, bambina mia.
MIRELLA le va vicino e
LUISA la cinge col braccio
amorosamente.
Se mandassimo a dire alle ragazze di non venire? Ti dispereresti?
MIRELLA
Interdetta.
Di non venire?
LUISA
Tu non capisci, cara, come è grave il momento in cui ci troviamo.
Questa guerra...
MIRELLA
Oh, mamma! Avevi promesso che fino a domani non ne parlavi più. Vuoi
guastar tutto? Vuoi far piangere Chérie? Eccola! Guarda come s'è fatta
bella!
CHÉRIE
Vestita tutta di velo bianco
è apparsa sul pianerottolo in
cima ai tre scalini.
Signora cognata... signora nipote... ammiratemi!
Fa una riverenza e scende con
gesto di danza i tre scalini.
Ma che faccie avete!... Dei bronci lunghi così...
a MIRELLA.
Che cosa è stato?
MIRELLA
Alzando le spalle.
Oh! È per questa noiosa guerra...
CHÉRIE
Con aria di sollievo.
Oh... la guerra?...
crolla anche lei le spalle.
Temevo peggio! Credevo che tu ne avessi fatta qualcuna delle tue.
Va da LUISA, graziosa e
sorridente.
Luisa!... dà un bacio a tua cognata — diciottenne!
L'abbraccia.
E non pensare a malinconie.
LUISA
Ma cara, cara! Nè tu nè Mirella capite...
CHÉRIE
No, no, no! Stasera non vogliamo capir nulla! Domani, domani capiremo
tutto. Pensa che non si compiono i diciott'anni che una sola volta
nella vita.
MIRELLA
Oh, per quello, anche i quattordici non si compiono che una volta.
Avrei potuto dirlo anch'io in Aprile.
Abbraccia anche lei LUISA.
CHÉRIE
rincorrendo Mirella.
Gelosa!
MIRELLA
fuggendo.
Cattiva!
Si volta e getta le braccia
intorno al collo di CHÉRIE.
CHÉRIE
Facendo un giro di ballo con
lei.
Io ho diciott'anni! Io ho diciott'anni...
MIRELLA
cantando.
Io ne ho quattordici....
LUISA
Chérie! Chérie, senti! Ho un messaggio per te.
CHÉRIE
smettendo di ballare.
Da chi?
LUISA
Da Florian Audet.
commossa.
CHÉRIE
Da Lolò? È stato qui?
LUISA
È stato qui un istante solo. Ma ha detto che se può, tornerà a
salutarti.
CHÉRIE
Confusa e felice.
Tornerà!
MIRELLA
Per farle dispetto.
Ma forse non potrà.
CHÉRIE
Perchè no?
LUISA
Il suo squadrone deve partire da un momento all'altro. Sono già
accampati sulla riva del fiume in attesa d'ordini.
CHÉRIE
Oh, povero Lolò! Avrei voluto vederlo.
Abbassa il capo trastullandosi
col ventaglio.
LUISA
Non chiamarlo Lolò! Adesso sei una signorina e non devi dare dei
nomignoli a un giovinotto.
CHÉRIE
ridendo.
Oh!... Lolò, un giovinotto!
LUISA
Ma mi pare. Un tenente di cavalleria!
CHÉRIE
Oh, per me è sempre lo stesso Lolò che aveva dodici anni quando io ne
avevo sei.
LUISA
Oggi ne hai diciotto. Non è più il caso di darsi del tu.
Esce.
CHÉRIE
Ma come! Devo dare dell'illustrissimo a Lolò?
MIRELLA
Sempre infantilmente
dispettosa, ridendo.
Oh, se parte! Chissà quando lo rivedrai.
LINA, la domestica,
apre la porta, e sempre
coll'espressione di fredda
ostilità, introduce due
fanciulle vestite di chiaro
che portano dei fiori in mano.
LINA
Le signorine Doré.
CHÉRIE va al loro incontro.
FANNY
abbracciando CHÉRIE e dandole
i fiori.
Tanti auguri!...
NELLY
Tutte le felicità!
Saluta CHÉRIE e MIRELLA.
CHÉRIE
Volete togliervi i mantelli?... Lina! Fai lume qui, nella mia camera...
Apre la porta a destra. LINA,
sempre col viso impassibile,
entra a destra e vi accende il
lume. S'intravvede una camera
da letto con una finestra
tonda nel centro della parete.
Le quattro fanciulle vi
entrano con LINA.
La scena è vuota per un
istante.
FRITZ
alla porta d'ingresso.
La signorina Valesca.
Entra un'altra giovinetta con
una scatola di dolci e dei
fiori.
CHÉRIE
Uscendo dalla camera a destra
e correndole incontro.
Oh, cara Lucilla!
accettando il dono.
Grazie! come sei buona.
La conduce nella camera a
destra.
FRITZ e LINA rimangono soli un
istante.
FRITZ
Lina!
LINA
sulla porta della camera.
Cosa?
FRITZ
Ci siamo.
LINA
Oh Dio!
FRITZ
rapidamente a bassa voce.
Tu stasera andrai a dormire in casa dei Wolkenstein.
LINA
agitata.
Stasera?...
FRITZ
Stasera.
LINA
Oh, Dio! E dai Wolkenstein, sarò al sicuro?
FRITZ
Sì. Taci.
Esce.
Le fanciulle rientrano
cinguettanti e sorridenti.
FANNY
Chi manca ancora?
CHÉRIE
La Jeannette.
NELLY
Oh, lei si fa sempre preziosa!
LUCILLA
Cosa facciamo? I proverbi?
FANNY
Avete detto che si ballava.
MIRELLA
La mamma non vuole.
FANNY
Alla tavola del buffet,
mangiando dei dolci.
Perchè non vuole?
MIRELLA
Per la guerra. Volete un po' di thè?
FANNY
Oh bella! Cosa c'entra la guerra?
La porta s'apre ed entra
JEANNETTE, leggiadra e
sorridente.
CHÉRIE
Oh, ecco Jeannette!
CHÉRIE abbraccia la nuova
arrivata, a cui LINA toglie
il mantello e lo porta nella
camera a destra. Tutte ridono,
chiacchierano e mangiano
dolci.
JEANNETTE
La mamma non voleva che venissi...
CHÉRIE.
Perchè?
JEANNETTE
Per... per la guerra.
TUTTE
ridendo.
Oh! ancora la guerra! Ma che cosa c'entra?
JEANNETTE
C'entra, che i nemici possono venir qui! Invadere il paese...
CHÉRIE
Oh Dio, che paura!
MIRELLA
Perchè paura? Sai bene che Lina la nostra domestica dice che sono così
belli... biondi... affascinanti...
FANNY
Ho sentito dire anch'io che gli ufficiali sono irresistibili. Portano
il busto! Hanno il vitino piccolo e i baffi così —
Fa il gesto di baffi rivolti
all'insù.
CHÉRIE
Va bene. Ma a vederli arrivar qui!... Mio Dio! Cosa si farebbe se, per
esempio, entrassero adesso?
MIRELLA
Oh! Io farei una bella riverenza... così...
Fa una piroetta e una
riverenza.
... e direi come dicono nel loro paese: _Grüss Gott!_ che vuol dire «Vi
saluti Iddio!»
FANNY
Mi pare una buona idea. Certo sarebbero commossi. Ci saluterebbero
così...
saluta militarmente.
... e tornerebbero via.
TUTTE LE FANCIULLE
Sì, sì!
in coro, rivolte alla porta e
facendo riverenza a dei nemici
immaginari.
_«Grüss Gott!»_
MIRELLA
ridendo e cingendo la vita a
JEANNETTE.
Facciamo un piccolo giro... uno solo...
A LUCILLA.
Tu ci suonerai un valzer. Il mio valzer...[2]
Salgono correndo i tre gradini
e spariscono a sinistra.
NELLY
Oh! tu, Chérie, cantaci prima qualche cosa...
FANNY
O recita la canzone della Regina Myrza.
CHÉRIE
ridendo.
Io no! Mi vergogno.
Si ode un valzer suonato nella
stanza vicina.
FANNY
Sii buona!... Recita!
Le porta una chitarra. CHÉRIE
siede, mentre le altre due
stanno in piedi accanto a lei.
CHÉRIE
accompagnandosi pianamente
mentre il valzer lontano
s'intona cogli accordi della
chitarra.
Recitato.
«C'era una volta una regina bella
«In un castello nero,
«Sempre rinchiusa, ahimè! per destin fiero.»
La porta s'apre ed appare
FLORIAN AUDET. Egli si ferma
sulla soglia ad ascoltare.
CHÉRIE
continua a recitare, ad occhi
bassi, accompagnandosi con
sommessi accordi.
«Ma venne un cavalier dall'armi d'oro,
«E sul veron la vide,
«E le disse: «Fuggiam, vieni, t'adoro.»
«Ella rispose: «Il muro è alto assai,
«Ed è profondo il fosso,
«Crudel la scolta e non s'addorme mai...»
Gaia.
«Rapì egli all'inferno un gran tizzone,
«Ed abbruciò il castello!
«E la dama strappò dalla prigione.»
FANNY E NELLY
ridendo.
Oh!... brava! brava...
CHÉRIE
alzando gli occhi e vedendo
FLORIAN che la guarda fisso in
viso.
«Voi... siete il cavalier leggiadro e forte,
«Io son la prigioniera.
«E vi voglio adorar fino alla morte.»
Le due fanciulle l'applaudono,
salutano FLORIAN AUDET, poi
corrono via a sinistra a
raggiungere le altre. Si ode
ancora il valzer suonato nella
stanza vicina.
FLORIAN
Ho un quarto d'ora di tempo. Sono venuto a salutarti.
CHÉRIE
Timida e graziosa.
Grazie.
FLORIAN
Grave.
Ho tante cose da dirti!...
CHÉRIE
Dimmele, Lolò... oh...
correggendosi.
... dimenticavo!
si copre la bocca colla mano.
FLORIAN
Cosa dimenticavi?
La musica cessa nella stanza
accanto.
CHÉRIE
Che non devo dirti Lolò. E che non devo darti del tu.
FLORIAN
E come mai?
CHÉRIE
No! Da oggi in poi... io sono la signorina Chérie Brandes, e tu...
con un grande inchino.
... sei il signor tenente marchese Florian Audet.
FLORIAN
Per carità!
CHÉRIE
Ordini di mia cognata.
FLORIAN
Ma perchè?
CHÉRIE
Perchè ho diciott'anni.
FLORIAN
inchinandosi.
Non mi resta che obbedire.
Lunga pausa. Si guardano e non
sanno che cosa dire.
Fa caldo... _signorina!_
CHÉRIE
porgendogli il ventaglio.
Desidera... _signore?_
Ridono.
Cosa sono tutte le cose che avete a dirmi?
FLORIAN
apre il ventaglio e fa vento
prima a sè e poi a lei.
Non posso... signorina! Con questo nuovo regolamento, mi pare di essere
paralizzato.
CHÉRIE
Ma quasi quasi... a me piace! Tu mi sembri... voi mi sembrate una
conoscenza nuova.
FLORIAN
Io non voglio essere una conoscenza nuova. Sono Lolò, che ti tirerà le
treccie quando sei cattiva.
CHÉRIE
No, no! più niente Lolò. Ed io non ho più treccie...
volge civettuola la nuca.
Vedete?... Ti piaccio così?
FLORIAN
No. E bada che m'hai dato del tu.
CHÉRIE
Oh Dio! Anche tu!
Un silenzio. Guardandolo.
Io non so più come parlare...
FLORIAN
Neanch'io.
Chérie lascia cadere il
fazzoletto. Florian lo
raccoglie.
CHÉRIE
Sentitelo!
glielo avvicina al naso.
È profumato! Posso profumarmi se voglio, da oggi in poi. Luisa mi ha
dato una bottiglietta... grande così... si chiama _white rose._ Dice
che sono anch'io una «white rose». Ma voi non capite l'inglese.
FLORIAN
Fin lì capisco anch'io —
prendendole la mano.
rosellina bianca!
CHÉRIE
odorando il fazzoletto.
Com'è dolce! Vi piace?
Glielo fa sentire.
FLORIAN
No. Volete sapere qual'è il mio profumo prediletto?
CHÉRIE
Sì.
FLORIAN
Indovinatelo.
CHÉRIE
Violetta?... Peau d'Espagne?... Jockey Club?...
Ad ogni parola FLORIAN scuote
il capo.
Oh, aspetta!... L'Origant di Coty...
FLORIAN
No.
Una pausa.
La benzina.
CHÉRIE
Oh che orrore. La benzina! Per cosa? Per l'automobile?
FLORIAN
No. Per voi.
CHÉRIE
Per me?
FLORIAN
Sì. Un giorno, forse un anno fa, si prendeva il thè, qui; e voi eravate
in collera con me, non so più per che cosa. Vi siete rovesciata una
tazza di thè sulla veste... e Luisa vi ha sgridata... Ricordate? Allora
siete corsa via a pulirvi la veste... e quando siete tornata — tutta
rossa e compunta — mi avete guardato!
pausa.
Sentivate di benzina in modo straordinario.
Da allora in poi... la benzina...
Con molto sentimento,
prendendole la mano.
... è sempre stato il mio profumo prediletto.
Un silenzio.
CHÉRIE
commossa.
Che belle cose voi dite! Sembrano prese da un libro.
FLORIAN
tenero.
No... le ho inventate io... _signorina!_
CHÉRIE
Oh!... Come mi piace che mi diciate «signorina»! Non so perchè... ma...
Pausa.
FLORIAN
Già. Anche a me fa quell'effetto.
CHÉRIE
Non ci daremo mai più del tu.
FLORIAN
Mai più.
CHÉRIE
È così rude e sgarbato.
FLORIAN
È vero. Vorrei avervi sempre detto signorina. Mi pare... non so come
dirlo... di avere sprecato gli anni in cui... non mi sono accorto che
eravate una signorina. Mi pare solo adesso di vedervi.
CHÉRIE
Alzando gli innocenti occhi su
di lui.
Anche a me.
Una pausa.
FLORIAN
Con grande tristezza.
E adesso... devo andar via.
CHÉRIE
Andrete lontano?
MIRELLA e le altre giovinette
entrano allegre.
Prendono dalla tavola dei
dolci a sorpresa e li fanno
scoppiettare; ne tolgono
dei cappelli di carta, dei
fischietti, degli stornelli
che leggono ad alta voce.
MIRELLA
Sentite lo stornello!
leggendo.
«Fiore di rosa,
«So che m'amate e fate la sdegnosa.»
Corre a portare due sorprese a
CHÉRIE.
Tieni Chérie!
Poi torna correndo dalle
altre.
CHÉRIE
a FLORIAN che ha guardato il
suo orologio.
Non guardate l'ora.
Tendendogli una sorpresa.
Tirate...
FLORIAN
grave e preoccupato.
Vorrei parlarvi.
Tirano la sorpresa e FLORIAN
svolge distrattamente la carta
collo stornello.
CHÉRIE
Leggete, leggete!
FLORIAN
Leggendo.
«Fiorin di pero,
«La vita è un sogno, la morte un mistero.»
In tutta questa scena FLORIAN
si sforza a celare sotto
un'apparenza quasi gaia la
profonda angoscia che è in
lui.
CHÉRIE
ridendo.
Oh! com'è poco interessante. Proviamo quest'altra.
Tirano un'altra sorpresa A
Chérie tocca lo stornello.
Legge.
«Fior di mimosa
«Quando vorrete sarò vostra sp...»
s'interrompe confusa.
Si guardano lungamente
silenziosi.
Perchè mi guardate così grave?
FLORIAN
Chérie!
Le afferra le mani.
Devo andar via.
CHÉRIE
Andar via! così presto?
FLORIAN
Subito. Subito! Chissà quando vi rivedrò!
CHÉRIE
Oh, ma dove andate? A quest'ora? Il reggimento non può aver bisogno di
voi a quest'ora!
FLORIAN sorride amaramente.
E poi oggi è la mia festa... Mandate a dire al colonnello che andrete
domani.
FLORIAN
con traboccante agitazione,
sentendo inevitabile e vicina
l'ora in cui dovrà lasciar
sole le donne incoscienti.
Ma Chérie! Non sapete dunque niente, voi? Niente? Non avete letto i
giornali? Vostro fratello, prima di partire non vi ha detto nulla?
CHÉRIE
Ingenua.
Ma sì... so che vi sono state delle cattive notizie...
Viene MIRELLA e circonda col
braccio la cintura di CHÉRIE.
MIRELLA
A FLORIAN.
Dammi il tuo stornello.
Glielo prende di mano.
FLORIAN
sempre agitato.
Di ciò che accade intorno a voi — non sapete niente?
MIRELLA
Infantile.
Sì, sì! io so! So che i nemici ci fanno la guerra!
CHÉRIE
Oh, quello lo so anch'io!
Con una crollatina di spalle.
Ma i nemici... la guerra... per noi donne è così lontano tutto ciò!
FLORIAN
Fuori di sè.
Lontano! Ma è a quaranta chilometri da qui.
MIRELLA
Quaranta chilometri?... Quanto è quaranta chilometri?
CHÉRIE
leggiera.
Oh — come da qui a Verviers.
FLORIAN
Lento e scandendo le parole.
I nemici — sono — a Verviers.
CHÉRIE
A Verviers?! E che cosa fanno?!
FLORIAN
Che cosa fanno?
Feroce.
Dio! Dio!
Con un ruggito d'ira.
_Che cosa fanno?!_
MIRELLA
Allegra.
Bravo, Lolò. Va a vedere. Poi domani ce lo dici.
Corre via a raggiungere le
altre fanciulle.
CHÉRIE
Tornerete davvero domani?
FLORIAN
Domani!
Amaramente.
Ah, no. Non domani — nè per tanti domani... Ditemi addio — piccola
white rose!
CHÉRIE
Addio...
Si ode il valzer suonato
pianamente nella stanza
vicina.
Gli dà la mano.
Non so dirvi... quanto mi rattrista che partiate.
Con semplicità e mestizia.
Non ho neppur più voglia di ballare.
FLORIAN
Angosciato.
Chérie!... Ditemi una parola... datemi un ricordo... qualche cosa da
portar via con me.
CHÉRIE
Volete questo stornello?
Con soavità.
«Fior di mimosa,
«Quando vorrete — sarò vostra sposa.»
Glielo porge.
FLORIAN
prendendolo e recandolo alle
labbra colla mano di CHÉRIE.
Chérie! Per nessun altro mai sarà questa piccola mano?
CHÉRIE
grave.
Mai.
FLORIAN
Addio! Oh! vedo le lagrime nei vostri cari occhi! così puri... così
puri! si direbbe che non hanno mai guardato altro che il cielo!
CHÉRIE
commossa.
Addio.
FLORIAN
Addio, Chérie!...
Egli sa che questo è forse un
addio eterno. Con soffocato
impeto di dolore.
Addio.
Esce.
CHÉRIE va alla finestra e sta
immobile guardando giù.
Entra FRITZ e va rapidamente
verso di lei.
FRITZ
con voce dura
Signorina —
CHÉRIE
volgendosi sconvolta.
Oh... Fritz!
FRITZ
Devo passare.
La prende rudemente pel
braccio e l'allontana dalla
finestra. Indi si sporge lui
a guardar fuori. Con gesto
rapido si toglie un fazzoletto
dalla tasca e lo lega
all'imposta.
CHÉRIE
sbigottita.
Ma Fritz! che cosa fate?... Salutate quelli che partono?
FRITZ
fissandola negli occhi con
insolenza.
No. Quelli — che arrivano.
Esce.
CHÉRIE
a LUISA che rientra.
Luisa! Hai visto Fritz? Hai sentito che cosa ha detto?
LUISA
terrorizzata.
Non capisco... Mio Dio, mio Dio...
Si guardano costernate. Le
fanciulle appaiono gaie e
ridenti sul pianerottolo, e
danzano una quadriglia.
D'improvviso si ode lontano
il rombo d'un cannone. Tutte
si fermano. Vi è un istante di
silenzio.
NELLY
ridendo nervosamente.
Che cosa sarà stato?
JEANNETTE
Un saluto per la festa di Chérie!
Tutte ridono.
LUISA
Bimbe care — andate a casa. Lina e Fritz vi accompagneranno.
TUTTE
Oh... andare a casa! Ma è presto!... siamo appena arrivate...!
LUISA
Correte — correte! Ho paura di tenervi qui. Ho paura!
Tutte le fanciulle si
sparpagliano come un volo
di passerette. Indossano
i mantelli celesti, rosa,
bianchi, baciano LUISA, CHÉRIE
e MIRELLA.
Addio! Addio!
Un secondo rombo di cannone
le ferma tutte immobili sulla
porta.
NELLY
tra il riso e lo spavento.
I nemici?
LE ALTRE
Uh! che paura! Addio... Addio!...
Escono.
LUISA, CHÉRIE e MIRELLA
rimangono sole.
CHÉRIE
dopo un breve silenzio
guardandosi attorno.
Non so... mi pare di essere in un sogno...
MIRELLA
ancora sorridendo.
Fiorin di pero
La vita è un sogno, la morte un mistero!
CHÉRIE
a LUISA abbassando la voce.
E... se... se davvero venissero qui?
MIRELLA
Chi?... Chi?...
LUISA
mettendole un braccio al
collo.
I nemici... quelli che sono a Verviers.
MIRELLA
frivola e bambinesca.
Oh, se vengono, vorrei che venissero questa sera, mentre siamo vestite
così!...
Fa svolazzare la gonna di
tulle.
S'ode un nuovo rombo di
cannone.
CHÉRIE
Luisa!... Luisa! Ho paura.
Nasconde il volto sulla spalla
di LUISA.
LUISA
terrorizzata.
Oh Dio, Dio! — Florian, dove sarà? Se potessimo richiamarlo.
Corre alla porta.
Fritz! Fritz!...
Dopo un istante.
Lina!
LINA
in giacca e cappello con una
borsetta in mano, freddamente.
Sì? Cosa vuole?
LUISA
Ma — Lina! come parli?... E dove vai? — Dov'è Fritz?
LINA
È uscito.
LUISA
Uscito?... Ma dove è andato?
LINA
con un cattivo sorriso.
Adesso andrò a vedere.
CHÉRIE
Ma no, Lina! Sta qui con noi!...
LUISA
Vi vieto di uscire.
LINA
con insolenza.
Oh! Passato il tempo dei divieti.
Esce e chiude la porta.
CHÉRIE
Ma che cosa accade?...
LUISA
Non capisco.
CHÉRIE
Siamo sole!... E pensa, Luisa, pensa! Se... _quelli_ venissero — che
cosa faremmo?
LUISA
Per carità! Non pensiamoci!
CHÉRIE
Ma bisogna pensare. Bisogna essere preparate a tutto. Dobbiamo
pensare...
LUISA
Ma, mia cara, non verrebbero qui.
CHÉRIE
Non credi?
LUISA
Qui? In casa nostra? A far che? Ma andrebbero... non so...
all'albergo...
CHÉRIE
Credi? All'albergo?...
Una pausa.
Non posso imaginare...
Un altro silenzio.
Già, che cosa verrebbero a fare in questo paesetto?... Cosa potrebbero
volere da noi?
MIRELLA
cominciando ad impressionarsi.
Avete paura davvero?...
Ride, nervosa.
CHÉRIE
Se mai... certo non verranno — ma se mai... quando picchiassero giù
alla porta, bisognerebbe dire che non li possiamo ricevere.
S'ode fuori delle voci e un
clichettio di sciabole.
MIRELLA
correndo alla finestra con uno
strillo.
Ma sono qui...
LUISA E CHÉRIE
No!...
MIRELLA
Sono qui, vi dico! Sono in cinque o sei. Non picchiano! Sono entrati.
C'è Fritz... è lui che apre la porta! Vengono su. Oh Dio, vengono su!
Stanno tutt'e tre immobili
guardando la porta; questa
s'apre sbattuta villanamente
dal di fuori.
Entrano il capitano FISCHER,
quarantenne, il tenente VON
WEDEL, bel giovane di ventisei
anni, e tre soldati.
IL CAPITANO FISCHER
guardandosi intorno senza
badare alle donne. Al tenente
VON WEDEL.
Dunque qui, dove siamo?
VON WEDEL
leggendo una carta.
Giorgio Brandes, medico e ufficiale di riserva, quattro in famiglia —
12 stanze, scuderia, due cavalli, una motocicletta, cantina, telefono.
IL CAPITANO FISCHER.
Uomini adulti?
VON WEDEL
Uno solo, il dottore. Partito iersera — per la capitale, credo. Deve
aver preso la strada di Tourgain.
FISCHER
C'era un nostro incaricato qui?
VON WEDEL
Sì, certo Fritz Müller.
FISCHER
Dov'è questo Müller?
VON WEDEL
Il domestico. Era lui dabbasso, che ci ha aperto
FISCHER
Ah. Vediamo le stanze.
Consultando la carta.
Tre a questo piano, quattro di sopra —
A VON WEDEL gettando uno
sguardo sulle tre donne.
Tu sta qui.
Esce seguito dai tre soldati.
VON WEDEL
Sta un momento immobile
guardando da LUISA a CHÉRIE,
da CHÉRIE a MIRELLA e ancora
CHÉRIE. Un lento cinico
sorriso gli si disegna sul
volto. Poi si volge e va alla
tavola del buffet.
Toh! Un banchetto... Si direbbe che ci aspettavate!
Prende un sandwich.
A LUISA.
Vi aspettavate di vederci? O è una bella sorpresa che vi facciamo?
LUISA
esterrefatta.
Signore — spero che avrete la bontà di tornar via. Mio marito non è qui.
VON WEDEL
ridendo.
Ah davvero? Sono desolato. Aspetteremo che ritorni.
LUISA
Ma non torna stasera.
VON WEDEL
Ah no? Che marito poco galante!... E dove sarebbe andato?
LUISA
ingenua.
A Tourgain, per la via di Landor.
VON WEDEL
Attento.
Ah, per la via di Landor? — Solo?
MIRELLA
A LUISA.
Taci mamma! Non dirlo!
VON WEDEL
Ridendo.
Ma guarda guarda, come siamo furbe e diplomatiche!
Ironico a MIRELLA.
Posso chiedere alla mamma se il papà è fumatore?
Le donne si guardano
sbigottite.
VON WEDEL
secco, impaziente.
Sigari... sigarette, ne avete in casa? Sì? Andatele a prendere. Su,
donna, movetevi. Ho i polmoni che si struggono dalla voglia di un
Nestor.
LUISA fissandolo con occhi
trasognati s'avvia lentamente
verso la scalinata — sale e
sparisce.
VON WEDEL
S'avvicina a CHÉRIE e MIRELLA
che indietreggiano.
Ebbene, colombelle? Ci aspettavate dunque!... Vi siete vestite da festa
per riceverci? Eh!...
Pizzica la guancia a CHÉRIE.
Come ti chiami tu?
Le due ragazze indietreggiano
terrorizzate.
Carolina?... Eh? Maria?... Teresina?... Eh?
Le prende il mento.
Rispondi.
CHÉRIE
senza fiato
Chérie.
VON WEDEL
Cosa mi dici? _Chérie?_ Caruccia anche tu.
Si china in avanti per
baciarla.
MIRELLA
lanciandosi su di lui con un
grido.
No!... No!
Fa per percuoterlo.
VON WEDEL
ridendo dell'ira di MIRELLA.
Ah, che piccola vipera!... Aspetta un po' — vedrai cosa ti faccio!
LUISA entra portando delle
scatole di sigarette. Le
depone sul tavolo.
VON WEDEL
a LUISA.
Brava. E da bere cos'avete? Qui —
additando il tavolo.
... non vedo che sciroppi. Sciampagna ne avete? E cognac? e rhum? e
kirsch? Portate qui tutto.
A MIRELLA.
Viperetta, va anche tu — e porta qui tutto. Fa presto — va — va.
MIRELLA
No!...
Avviticchiandosi a CHÉRIE.
VON WEDEL
Hai paura che te l'ammazzi, tua sorella?
MIRELLA
Non è mia sorella.
VON WEDEL
E cos'è?
MIRELLA
È mia zia.
VON WEDEL
ridendo.
Ah — è tua zia? Anch'io ho una zia. Ma non è così. Le scambieremo; va
bene, vipera? Ti darò la mia zia, e tu mi darai la tua. Va bene?
MIRELLA
No!...
VON WEDEL
feroce.
Va a prendere da mangiare... corri o ti strozzo...
MIRELLA fugge.
LUISA
Signore... noi... noi non siamo che donne...
VON WEDEL
Eh! me ne accorgo.
Le prende il braccio.
LUISA
piangendo.
Anche voi... avrete delle donne a casa vostra...
VON WEDEL
Oh là! là! là! Non cominciamo cogli appelli ai sentimenti nobili.
Abbiamo fame e sete. _Marsch_, buona donna.
LUISA si volge per partire.
E se pensate di scappare... se fra tre minuti non è tutto qui in
tavola, io mi mangio questa colombella — capite? Me la mangio — _aah!_
Afferra il braccio di CHÉRIE e
se lo porta alla bocca.
LUISA esce barcollando.
a CHÉRIE.
Che parentela hai con quella Niobe piangente?
CHÉRIE
a bassa voce.
È mia cognata.
VON WEDEL
Eh? Non capisco. Parla più forte. Tua cognata?... Caruccia!
Pizzicandole il mento.
E io sarò tuo cognato, va bene?
Rientra il Capitano FISCHER.
Si ferma sulla porta a dare
degli ordini ai tre soldati
che lo seguono.
FISCHER
Direte al capitano Glotz e al tenente Feldmann di venir qui. Avranno
le due stanze all'est. Voi cenerete all'osteria e quattro ordinanze e
quattro uomini verranno a dormire qui nelle soffitte. Sarete qui alle
undici. Non vi ubbriacate.
I soldati salutano e fanno per
partire.
Oh! E lasciate stare le donne di malaffare.
Capite? Non voglio che mi si avveleni il battaglione.
Pausa.
Donne non ne mancano.
I soldati salutano ed escono.
FISCHER
avanzandosi.
Tutto fatto. E qui si mangia?
VON WEDEL
Salutando.
Sì, mio capitano.
FISCHER
sciogliendosi la cintura.
Smetti pure il capitano. Qui torniamo cugini, Hans. Eh, che porcheria
d'un paese. Quell'animale d'un parroco!... Guardate qui cos'ho sugli
stivali.
Sporge un piede.
Fango e sangue! Bah!... E ho qualche cosa al braccio...
Si toglie la giubba.
VON WEDEL
Ma sei ferito.
FISCHER
Già.
Guardando CHÉRIE.
Cosa fa quella ballerina? Venga qui.
Le fa cenno di avvicinarsi.
Ha paura d'un povero ferito?
Si è tolto la giubba, e la
manica della camicia appare
macchiata di sangue.
VON WEDEL
Ridendo.
È mia cognata.
La caccia innanzi verso
FISCHER.
FISCHER
Ridendo.
Tua cognata? Brutto animale! Te la sei già accaparrata? Tu mi porti
sempre via di sotto al naso ciò che c'è di meglio. Maledetti i tuoi
ventisei anni.
VON WEDEL
additando la piccola MIRELLA
che entra portando delle
bottiglie.
Eh! guarda com'è carina la viperetta qui.
FISCHER
Peuh! Il sapor di latte non mi dice niente.
Vede LUISA che entra recando
altre bottiglie e bicchieri.
Oh! Ecco piuttosto...
VON WEDEL
con una grossolana risata.
Quella è la Niobe piangente.
CHÉRIE tenta fuggire ma egli
la prende per un braccio e la
trattiene.
FISCHER
Va incontro a LUISA e le
prende le bottiglie dalle
mani.
Bella signora — come vedete sono malconcio.
Additandole il braccio ferito.
Portatemi dell'acqua calda e fatemi da suora.
LUISA
con voce sorda.
Di sopra c'è acqua calda.
FISCHER
sdraiandosi sul divano.
Ah, ma io la voglio qui.
VON WEDEL
ridendo mentre stura la
bottiglia di cognac.
La Niobe si preoccupa dei suoi tappeti, eh?
Sputa sul tappeto.
Lurido paese.
LUISA esce barcollando.
VON WEDEL
a CHÉRIE e MIRELLA.
Avanti con questa cena. Servite il capitano.
Beve.
CHÉRIE e MIRELLA restano
immobili guardandosi in
faccia. Stanno vicine l'una
all'altra, terrorizzate e
incerte.
VON WEDEL
con uno scoppio di voce.
Servite il capitano.
Le due ragazze prendono piatti
e bicchieri e li porgono
al Capitano FISCHER che è
sdraiato sul divano.
FISCHER
Non voglio che un cognac. Questo braccio mi fa maledettamente male.
A MIRELLA.
Dite a quella donna che faccia presto coll'acqua calda.
MIRELLA
Sì. Lo dirò.
Volgendosi a CHÉRIE.
Vieni anche tu con me.
VON WEDEL
afferrando CHÉRIE.
Ah già! Così scappate tutt'e due! No! Una deve sempre star qui.
Ride.
E noi la strozzeremo se le altre non tornano!
MIRELLA
Sto qui io.
A Chérie.
Va a chiamar la mamma.
CHÉRIE
ansante guardando dai due
uomini a MIRELLA.
No!
MIRELLA
fissandola con grandi occhi.
Va, ti dico.
Mentre CHÉRIE le passa
accanto.
E chiama Fritz!
CHÉRIE
piano.
Ci ha tradite.
Esce.
VON WEDEL
Eh la viperetta —
Si sdraia in poltrona.
ho fame. Puoi servire anche me.
MIRELLA
con aria selvatica e audace.
Voi? Cosa siete voi? Tenente? Io no. Io non servo che i capitani.
Versa un altro bicchierino di
cognac a FISCHER.
FISCHER
ridendo.
Toh, Hans! Prendi e metti ciò alla bottoniera.
Beve.
VON WEDEL
ridendo.
Impertinente rospicciattolo!
Si alza e va al tavolo.
FISCHER
a Mirella.
Chissà che odio hai in cuore contro di noi! Di' la verità.
MIRELLA
Io? Ma niente affatto. Sono contenta che siate arrivati. M'annoiavo a
morte. E poi... io so il tedesco.
Fa una piroetta e getta un
bacio a FISCHER.
«_Grüss Gott!_»
FISCHER
ridendo.
Quanti anni hai?
MIRELLA
pronta.
E tu?
I due ufficiali ridono.
FISCHER
Non hai paura di noi?
MIRELLA
Io — paura? Paura!
Ride convulsa.
Ma anzi... non ho mai visto...
Tira un fiato come un
singulto.
... nessuno di più bello... Vi aspettavo alla finestra... Non avete
visto?
A FISCHER sedendogli accanto
sul bracciolo del divano.
Ti fa sempre male il braccio?
FISCHER
Sì. Guarda.
Scopre la ferita.
MIRELLA
con un brivido.
Oh!
FISCHER
Ti fa pena?
MIRELLA
No, mi fa schifo.
FISCHER
ridendo.
Che bel tipo!
Entra LUISA portando una
catinella d'acqua, e serviette
e bende.
Essa depone in terra la
catinella accanto al divano.
FISCHER
con ammirazione guardando
LUISA.
Ah! ecco la mia suora di carità!... Grazie, bella signora!... Dite
un po', vostro marito è medico, non è vero? Avrete in casa qualche
disinfettante... dell'acido borico? Del sublimato?
LUISA
Sì.
FISCHER
Portatemene, vi prego.
LUISA esce a sinistra e
ritorna quasi subito con una
fialetta in mano.
FISCHER
prendendo la fialetta.
Cos'è? «Sublimato»... Ecco... una tabletta nell'acqua. Così.
Le rende la fialetta che
essa depone sopra una mensola
dietro al divano.
Grazie, bella Samaritana. Volete aiutarmi?... Volete fasciare la ferita
al nemico? Al nemico... ammiratore?
LUISA s'inginocchia accanto a
lui e gli fascia la ferita.
VON WEDEL
a LUISA
Dov'è rimasta la colombella?
LUISA
Non so...
VON WEDEL
Vado a cercarla.
MIRELLA
con un grido.
No! Non voglio!
VON WEDEL
Oh bella questa! E come vuoi impedirlo?
Va alla porta.
MIRELLA
precipitandosi.
Vengo anch'io. Non voglio che tu le faccia male.
VON WEDEL
ridendo.
Vieni pure, scorpioncino.
VON WEDEL esce con MIRELLA.
LUISA
Mio Dio!
Si slancia per seguirli.
FISCHER
Trattenendola.
Restate qui. Von Wedel non le farà nulla.
Mostrandole il braccio.
Guardate piuttosto che ferita profonda!... E voi... me ne fate
un'altra, guardandomi con quegli occhi così dolci e paurosi.
Avete paura di me?
Pausa.
LUISA
con un singhiozzo.
Sì.
FISCHER
Perchè? Non sono un selvaggio... non vi farò niente. Siamo più teneri
noi altri nordici colle donne, che non i vostri egoisti d'uomini.
Accarezzandole il viso.
Assai più teneri...
LUISA
scoppiando in pianto.
Per pietà!... per pietà!
FISCHER
bonario.
Ma sì, ma sì, avrò pietà. Non è un oltraggio dirvi che siete bella e
che mi piacete...
La porta si apre ed entrano
il Capitano GLOTZ e il tenente
FELDMANN.
GLOTZ
sulla porta.
Ma guarda un po' che dolce quadro d'intimità!... Ti disturbiamo?
FISCHER
alzandosi.
No — no! venite. Ho trovato una Samaritana che m'ha fasciato la ferita.
Avete messaggi?
GLOTZ
Niente. Per stasera si sta qui. Domattina alle cinque si prosegue su
Tirlemont.
FISCHER
Avete pranzato?
FELDMANN
Niente. Siamo affamati.
GLOTZ
Qui c'è da sfamarsi...
Spingono la tavola verso il
centro.
Entra VON WEDEL conducendo
pel braccio CHÉRIE, che ha
uno scialletto sulle spalle,
seguita da MIRELLA che piange.
VON WEDEL
Preda di guerra!... Voleva fuggire, la colomba. Per punirla le
legheremo le ali.
Toglie lo scialletto a CHÉRIE
e fa per legarle le braccia
dietro alle spalle.
MIRELLA
strillando.
Non voglio.
Con impeto d'infantile
ira alza la mano per
schiaffeggiare VON WEDEL.
VON WEDEL
Afferrandole il braccio e
torcendoglielo con finta
collera.
Ah! E a questo scorpioncino schiacceremo la testa.
FISCHER
paterno.
Via, lasciale stare, Hans.
GLOTZ
sempre a tavola.
I piagnistei mi guastano l'appetito.
Sogguardando le due fanciulle.
Cosa sono? Paiono ballerine.
FELDMANN
mangiando.
Brave!... Brave! Se è così, ballate per divertirci.
FISCHER
facendo sedere LUISA accanto a
lui sul divano.
Sorridete un poco, suora di carità! Bevete un sorso di champagne con me.
Le porge il suo bicchiere
LUISA
No! no!
FISCHER
Prego... un sorso...
FELDMANN
Al capitano bisogna obbedire.
Anch'egli siede accanto a
LUISA sul divano e le prende
le mani.
LUISA
piangendo.
Per pietà!... La casa è vostra... ma lasciateci andar via... ve ne
imploro.
GLOTZ
Che non ha smesso di mangiare.
Ma sì. Mandatele via tutte quante! Mi guastano l'appetito.
VON WEDEL
Mia cognata no. La voglio qui.
Mette lo scialletto intorno a
CHÉRIE stringendone le braccia
dietro le spalle.
A MIRELLA.
Rospo... tu puoi andare a letto.
MIRELLA
No! non vado a letto. Sto qui.
A FISCHER.
Vero, capitano, che mi fai star qui?...
Vedendo sua madre che piange
seduta tra FISCHER e FELDMANN
sul divano.
Perchè fai spavento a mia mamma? Lasciala andare, e parla con me. Io
non ho paura...
LUISA
piangendo.
Mirella, Mirella, va via!
FELDMANN
Prendendo la chitarra.
Chi fa musica di voialtre?
VON WEDEL
Sarà il rospo!
Ride forte. A CHÉRIE.
Oppure sei tu, colombella?
L'attira a sè.
CHÉRIE
singhiozzando.
Lasciatemi.
MIRELLA
D'improvviso guardandosi
intorno.
Ah!
Con uno strillo terribile.
Mamma, mamma! Ho paura! Mandali via. Mandali via! Ho paura!
GLOTZ
sempre a tavola.
Questa qui mi dà fastidio davvero. Mi rovina la digestione.
A FELDMANN.
Portala via e chiudila in soffitta.
FELDMANN
ridendo.
Sta bene. In soffitta ci sono otto soldati —
Abbranca MIRELLA.
LUISA
con un urlo, strappandosi alla
stretta di FISCHER.
No! no... Dio!
Cade in ginocchi davanti a
FISCHER.
Non permettete!...
FISCHER
severo a FELDMANN.
Non permetto.
FELDMANN
Allora, dove la metto? Se al capitano Glotz fa venire l'indigestione...
VON WEDEL
Chiudila in cantina. Lì c'è nessuno...
Ridendo.
... eccetto sorci e rospi e ragni come lei.
FISCHER
bruscamente a FELDMANN.
Chiudetela davvero in cantina. Sarà meglio. E voi...
Con un'occhiata severa.
... tornate qui subito. Capite? Subito.
FELDMANN
Capisco.
Saluta, e porta fuori MIRELLA
che piange e si dibatte.
FISCHER
A LUISA.
Non piangete, signora. Ringraziatemi piuttosto.
Additando VON WEDEL e GLOTZ
che bevono il cognac.
Non capite che per la vostra bambina è meglio così?
LUISA
Lasciate andare anche noi... anche noi...
VON WEDEL
Che cosa dice? Vuol andare in cantina anche lei?
Ride sguaiatamente.
La mia cognatina in nessun modo va. Che ne dici, Glotz?
GLOTZ
Senza alzare gli occhi.
Ho fame io.
Si indovina nel contegno
burbero di GLOTZ un celato
desiderio di venire in aiuto
delle donne e salvarle per
quanto è possibile dalla
brutalità degli altri tre.
VON WEDEL
Ho fame anch'io.
Stringendo CHÉRIE.
Da tanto tempo digiuno!
CHÉRIE
Non mi tenete così... scioglietemi le braccia.
VON WEDEL
No, no. Mi piaci così... in mio potere.
Avvicina il suo viso al viso
di CHÉRIE.
Non chiudere gli occhi. Guardami bene in faccia. Son brutto? No, eh?
Adesso bevi questo cognac.
Le mette il bicchiere alle
labbra.
_Eins — zwei — drei_ — bevilo!
CHÉRIE distoglie il volto.
FISCHER
Sempre sul divano, a LUISA
che s'è gettata in ginocchio
davanti a lui.
Ma non vi disperate così. Alla vostra bambina non accadrà nulla.
Andiamo pure a vedere...
Si alza.
Ma è un buon uomo, Feldmann. Tutt'al più le avrà dato qualche scoppola
per farla star zitta. Andiamo, andiamo... non piangete...
Escono.
GLOTZ
venendo avanti.
A VON WEDEL che tiene sempre
serrata nello scialletto la
piangente CHÉRIE.
Cosa tormenti le donne, tu? Non sarebbe meglio mandarla a farci del
caffè?
VON WEDEL
A CHÉRIE.
Quell'uomo è brutale. È tutto stomaco. Io no. Sono tutta poesia.
Beve il cognac e abbraccia
CHÉRIE.
GLOTZ
sedendole dall'altro lato.
Non gli credete. È più brutale lui di me.
Accende una sigaretta.
La disturba il fumo, signorina?
VON WEDEL
Ma no... fuma anche lei — guarda!
Si sporge avanti e le caccia
una boccata di fumo sulle
labbra.
Bella mia, se non bevi... guarda che ti dò da bere, io — allo stesso
modo... come t'ho dato io il fumo. Capisci?... O non capisci?
Le porge un calice di
champagne e la forza a bere.
CHÉRIE
singhiozzando.
Mio Dio! Mio Dio! Non c'è nulla, nulla ch'io possa dirvi perchè abbiate
pietà?
VON WEDEL
Che male ti facciamo? Ecco, guarda, ti sciolgo le braccia.
Toglie lo scialletto col quale
la teneva prigioniera.
CHÉRIE
Coprendosi il volto.
Orrore!... Orrore!...
VON WEDEL
ridendo.
Ma che? Che cosa è un orrore? Glotz, qui, è un bel giovane... E
anch'io... Via, non mi pare di essere ripugnante.
GLOTZ
Guardi, signorina. Se vuole assicurarsi la nostra benevolenza non
piagnucoli così. Pensi che da tre giorni non vediamo che lacrime,
non udiamo che lamenti ed urli. Non ci fanno proprio più nessuna
impressione.
VON WEDEL
Anzi, ci urtano i nervi. Se tu ridessi, ballassi, cantassi, faresti di
noi ciò che vuoi tu.
GLOTZ
Già. Divertiteci un poco!... Affascinateci!... domateci!
VON WEDEL
E bevi dell'altro champagne.
CHÉRIE
Beve.
Non piangerò più. Non piangerò più.
Ripresa dal terrore.
Ma non farete nulla alla piccina!
VON WEDEL
Al rospo? Chi vuoi che lo tocchi?
CHÉRIE
Nè a mia cognata.
GLOTZ
Niente, niente. Non faremo niente a nessuno. La Niobe, del resto, è
sotto l'ala del capitano Fischer che ha moglie e figli a casa.
CHÉRIE
Ah!
Con un gran sospiro.
Ha moglie... e figli?...
VON WEDEL
Sì, la moglie è grassa così!
CHÉRIE sorride.
E cinque figli.
CHÉRIE
sorridendo.
Oh Dio! Che bella cosa... Mi piace pensare che ha cinque figli... Non
so perchè, ma mi sento un po' più rassicurata...
Con ingenuità soave a VON
WEDEL.
Voi non li avete... cinque figli?
VON WEDEL
Facendola bere.
No. Noi no. Ma li potremmo avere.
GLOTZ
E subito!
VON WEDEL
E con entusiasmo!
CHÉRIE
Guardando dall'uno all'altro.
Mi pare di avere un po' meno paura di voi...
GLOTZ
Eh! lo champagne...
VON WEDEL
E il nostro fascino personale...
CHÉRIE
No. No. È perchè avete detto che vi piacciono i bambini. Allora non
potete essere proprio cattivi...
VON WEDEL
ridendo.
I bambini! Ma sono una passione per noi. Non pensiamo ad altro...
Le bacia la nuca.
CHÉRIE
Ritraendosi.
Non fate così!
GLOTZ
Bevete una goccia anche dal mio bicchiere.
CHÉRIE
No — no! Ho paura che mi vada alla testa.
VON WEDEL
E quand'anche? Che male ci sarebbe?
Feroce.
Avanti!
La forza a bere.
CHÉRIE
Già briaca, sorridendo.
Ma pensate un po'!... Se io mi ubbriacassi...
Ride.
VON WEDEL
Adesso ci canti qualche cosa.
CHÉRIE
Oh! mi gira la testa.
GLOTZ
prendendo la chitarra.
Non importa. Io tengo la chitarra e tu la suoni.
L'attira a sè.
VON WEDEL
Irritato, a GLOTZ.
Non far l'imbecille.
GLOTZ
un po' brillo.
Tu accoppati...
Mette un braccio intorno a
CHÉRIE.
VON WEDEL
Feroce.
Vuoi litigare?
GLOTZ
Io no. T'amo troppo.
Mette l'altro braccio intorno
a VON WEDEL.
VON WEDEL
Allora beviamo alla fratellanza! — Vieni qua, colomba, che t'insegniamo
a bere alla fratellanza come fanno gli studenti tedeschi.
Dà un calice a GLOTZ, uno a
CHÉRIE, e ne prende uno per
sè.
GLOTZ
cantando.
«_Cram pim — pam — pampuli! Crampampuli!_»
VON WEDEL
Intrecciando le braccia con
quelle di CHÉRIE e di GLOTZ.
«_Immer fidel und sans-souci — trink'ich mein Glass crampampuli._»
GLOTZ E VON WEDEL
«_Cram pim — pam — pampuli — Cram pampuli!_»
bevono.
La porta s'apre... MIRELLA
pallida stravolta colla veste
lacera appare sulla soglia. Si
arresta un istante immobile
con gli occhi sbarrati
guardando CHÉRIE tra i due
uomini ubbriachi.
CHÉRIE
Tra il singhiozzo e le risa.
Mirella... Mirella...
corre da lei.
MIRELLA
Dio!... Dio!...
CHÉRIE
avvicinandola.
Ridi... devi ridere! Hanno detto che se ridiamo non ci fanno niente...
MIRELLA
Guardandola con terrore.
Dio!... Dio!...
VON WEDEL
Volgendosi e vedendo MIRELLA.
Oh! ecco il rospo!... Sei stata in cantina, rospo?
ride sguaiato.
MIRELLA
Sottovoce e ansante a CHÉRIE.
La mamma... l'hanno presa di forza e chiusa in camera...
CHÉRIE
Passandosi una mano sulla
fronte e cercando di tornare
in sè.
Corri fuori... corri... cerca aiuto...
MIRELLA
Siamo imprigionati in casa! Vi sono due soldati sulla porta... Ho
voluto passare... allora uno m'ha dato un pugno... e l'altro... l'altro
ha cercato di stringermi... non so... di stritolarmi...
VON WEDEL
Olà! Cosa mormori, rospiciattolo? Va via, va via.
MIRELLA
Terrorizzata a CHÉRIE.
Perchè, perchè mi mandano via? Cosa vogliono farti?
CHÉRIE
smarrita.
Non lo so, non lo so...
MIRELLA
Ti ammazzeranno?
CHÉRIE
Forse... Non piangere! Se piangiamo ci ammazzano tutt'e due.
VON WEDEL
Cantando mentre GLOTZ
strimpella sulla chitarra.
«_Immer fidel und sans-souci — trink'ich mein Glass crampampuli_»..
CHÉRIE
Se potessimo spaventarli...
MIRELLA
O ucciderli.
CHÉRIE
Ti guardano! Ridi, Mirella, ridi!
Poi, appena VON WEDEL si
rivolge a parlare con GLOTZ.
Se potessimo pensare a qualche cosa!... per farli andar via!
Vedendo FISCHER che entra.
Senti, ho un'idea —
Susurrano insieme.
GLOTZ
A FISCHER, che è rientrato.
Oh, capitano! E dove siete stato?
VON WEDEL
con una risata grossolana.
Hai consolato la piangente Niobe?
FISCHER
Depresso, come chi ha commesso
una vile azione, e ne è
pentito.
Bah! lurido mondo.
VON WEDEL
Ma non hai mangiato, tu?
FISCHER
amaramente.
Eh va! ho pranzato e cenato. Vado a dormire.
GLOTZ
Un momento, capitano.
Si toglie di tasca una carta
topografica e la spiega
davanti a FISCHER. I tre
uomini si consultano, parlando
a bassa voce tra loro.
CHÉRIE
Che ha preso dalla mensola la
fiala di sublimato corrosivo —
piano, a MIRELLA.
Io lo farò.
Va in punta de' piedi alla
tavola e, cauta, mentre gli
uomini non l'osservano, prende
la bottiglia di cognac.
MIRELLA
Fuori di sè.
Non farlo! Non farlo! Ti vedranno.
CHÉRIE
Lo so! Oh Dio, Dio! Non ne ho il coraggio!
Rimette sul tavolo la
bottiglia di cognac.
MIRELLA
colpita da un'idea.
Ma potremmo dire che... l'abbiamo fatto! Così si spaventerebbero e
andrebbero via.
CHÉRIE
Oh! No! ci ucciderebbero subito.
MIRELLA
Credi?
CHÉRIE
Sì, sì, credo. Ma quasi — lo preferirei.
MIRELLA
spaurita.
Preferiresti — che ci uccidessero subito? Ma cosa dici! Perchè?
CHÉRIE
Non so perchè. Ma sento che lo preferirei.
VON WEDEL
separando CHÉRIE da MIRELLA.
Basta di susurri...
Alzando tra le braccia CHÉRIE
e facendola sedere sul tavolo.
A FISCHER.
Guarda cugino! Una colombella briaca...
CHÉRIE ride debole e
insensata, tenendo chiusa
nella mano la fialetta di
sublimato.
FISCHER
Lasciate stare le donne.
Esce.
VON WEDEL
Già. Sazio lui, esaurito l'argomento.
A GLOTZ, additando CHÉRIE.
Guarda un po', Glotz, come è bella quando ride!
CHÉRIE ride guardando
MIRELLA che si mette a ridere
nervosamente anche lei.
GLOTZ
Guardando dall'una all'altra.
E perchè ridete così?
VON WEDEL
È il vino.
CHÉRIE
No, no! Non è il vino...
VON WEDEL
E allora che cos'è?
CHÉRIE
sempre ridendo.
Penso... che se sapeste ciò che so io — non sareste qui!
ride come presa
dall'isterismo.
VON WEDEL
E dove saremmo?
CHÉRIE
Sareste... dal dottore!
VON WEDEL
Ma ci siamo!
CHÉRIE
Appunto perchè ci siete, andreste, correndo... da un altro dottore!
MIRELLA
Sì, sì! correndo!
ride.
VON WEDEL
Cosa vuol dire?
GLOTZ
a VON WEDEL.
Vuol dire che ha bevuto troppo.
CHÉRIE
No... no!... siete voi — voi, che avete bevuto troppo — da quella
bottiglia!
Addita la caraffa del rhum che
i due hanno quasi vuotata.
GLOTZ
sconvolto.
Eh?
MIRELLA
Già... proprio da quella bottiglia...
CHÉRIE
Ormai...
ride.
... avete bevuto!
MIRELLA
battendo le mani.
Già... già... ormai avete bevuto...
CHÉRIE
E fareste meglio ad andare subito dal dottore...
MIRELLA
Subito... subito!
VON WEDEL
Che storie sono queste? Sei ubbriaca — vero?
Le afferra il braccio.
CHÉRIE
Sì... sono ubbriaca... o non avrei detto... ciò che ho detto.
GLOTZ
a VON WEDEL.
Che cosa tiene in mano? Guarda un po'...
CHÉRIE
Niente... niente.
Cela ostentatamente dietro
alla schiena la fialetta del
sublimato.
VON WEDEL
Dà qui.
forzandola ad aprire la mano.
Cosa diavolo?
Le toglie di mano la fialetta
e legge esterrefatto.
«_Sublimato corrosivo!_» Sublimato!...
Lanciandosi su CHÉRIE.
Ah! strega!... canaglia!...
CHÉRIE
scoppiando in pianto.
Ma no! no... non ho fatto niente —
MIRELLA
Non ha fatto niente!
GLOTZ
a VON WEDEL.
Lascia stare, va! Ce ne saremmo accorti.
VON WEDEL
Oh per Dio... se non l'hanno fatta ce la volevano fare.
CHÉRIE
No! no! Non è vero.
VON WEDEL
Vero o non vero — me la pagherai.
CHÉRIE balza dalla tavola e
fugge verso la porta a destra.
GLOTZ l'afferra e la ferma.
MIRELLA
strillando.
Ma abbiamo fatto per ridere...
CHÉRIE
Per ridere...
VON WEDEL
Sta bene — adesso rideremo! Anche noi!
Afferra CHÉRIE che
indietreggia contro la porta
drappeggiata.
MIRELLA
balzandogli adosso come una
tigre.
Lasciatela! lasciatela!
VON WEDEL
aprendo col piede la porta e
guardando nella camera ancora
illuminata.
Bene! Tutto quel che ci vuole!... Glotz! legala al letto!
Afferrando MIRELLA.
Quanto a te, scorpione, t'insegnerò io a mentire.
MIRELLA
strillando.
Ah, mi uccidi?
VON WEDEL
Aspetta, aspetta...
Con una sciarpa rimasta su di
una sedia la lega rapidamente
alla ringhiera. MIRELLA
piange.
CHÉRIE
Che s'è inginocchiata ai piedi
di GLOTZ.
Perdonatemi — perdonatemi! lasciatemi andare! Ho detto per farvi paura.
Ho detto per ridere... non abbiamo fatto niente, niente!
GLOTZ
crollando le spalle.
Lo so, lo so. Non urlare. Tanto andava lo stesso a finire così.
Guardando VON WEDEL.
È un bruto quello lì.
CHÉRIE
cingendogli i ginocchi.
Salvatemi... salvatemi! Oh mio Dio, cosa mi farà?
GLOTZ
Bah! Se non è lui è un altro. Guai ai vinti, povera creatura.
CHÉRIE
Oh, voi siete buono — lo so che siete buono, lasciatemi fuggire —
Di fuori si odono voci di
soldati ubbriachi che cantano
«_Deutschland über Alles_».
GLOTZ
Dove volete fuggire? Sentite — sentite i soldati ubbriachi. L'inferno è
scatenato.
VON WEDEL
Che ha legato stretto MIRELLA
alla ringhiera col piccolo
viso folle di paura rivolto
alla porta aperta della camera
da letto.
Ecco — e tu starai qui — starai qui — a vedere!
Va verso CHÉRIE e fa per
trascinarla verso la camera.
A GLOTZ
Prendila per i piedi...
GLOTZ
Io no.
VON WEDEL
Vigliacco!
GLOTZ
Vigliacco tu!
Apre la porta ed esce. Sulla
soglia incontra FRITZ che
entra.
MIRELLA
Fritz! aiuto — aiuto!
CHÉRIE
con un grido di gioia.
Ah, Fritz!...
FRITZ
con sogghigno beffardo.
Oh! guarda, guarda! La santarellina che da un anno fa la superba con
me!...
L'afferra, e con VON WEDEL la
trascina nella camera vicina.
La porta resta aperta.
MIRELLA
sola, legata alla ringhiera,
pazza di terrore.
Ah! no! — no! — no...
I suoi occhi si dilatano per
l'orrore di ciò che vede.
Si dibatte, si contorce,
strilla... e traverso i suoi
urli di creatura torturata si
indovina l'atroce misfatto che
si compie davanti a lei.
Nella strada passa una banda
militare; le fiamme d'una
casa incendiata illuminano la
scena.
CALA IL SIPARIO.
ATTO SECONDO
Un paesaggio di campagna inglese.
Un terrazzo con sfondo di giardino in casa del Reverendo FRANK,
pastore Anglicano.
La Signora FRANK seduta in una poltrona di vimini lavora ad una
sciarpa di lana grigia.
DELIO ALLEN, nell'uniforme khaki d'ufficiale degli Highlanders
Scozzesi, a cavalcioni su una seggiola regge una matassa di lana
grigia che MARY svolge e raggomitola.
ANNA in veste da tennis siede su uno sgabello facendo saltellare
sulla racchetta delle palle da tennis.
Le due fanciulle sono giovanissime, gaie e graziose.
ATTO II.
MARY
Delio! Ecco la quarta volta che lasci cadere la lana. Sei noioso.
DELIO
Mille scuse, severissima cugina.
ANNA
Lanciando a DELIO una occhiata
ridente.
Trovo che Delio è veramente più decorativo che utile.
DELIO
È già qualche cosa. Potevate benissimo avere un cugino che non fosse nè
l'uno nè l'altro.
LA SIGNORA FRANK
sorridendo.
Fate dei discorsi molto stolti. E alla vigilia della partenza di Delio
per il fronte non dovreste rammentare di lui che le sue molte virtù.
ANNA
Oh! come la mamma lo protegge!
MARY
La virtù di tener dritta una matassa Delio non l'ha davvero. Preferisco
due sedie.
Toglie la matassa a DELIO,
la mette sulle spalliere di
due sedie e vi gira intorno
dipanando la lana.
DELIO
Collocato a riposo!
Alla Signora FRANK.
Cara zia, se le tue figlie non fossero tue figlie direi che sono due
tigri ircane. Domani parto per le trincee — ed esse oggi dichiarano di
preferire alle mie volonterose braccia due vili insensibili sedie.
LA SIGNORA FRANK
Hai ragione, Delio. Queste nostre ragazze inglesi a forza di sport e di
educazione superiore non hanno più sentimento.
MARY
No. Siamo prosaiche, pratiche, positive.
Si vede giungere in fondo
al giardino la figura mite e
dignitosa del reverendo WALTER
FRANK pastore Anglicano.
Ah, ecco Papà!
Gli corre incontro; anche
ANNA va incontro al padre
e ciascuna gli prende
amorosamente il braccio.
LA SIGNORA FRANK
al marito.
Hai già finito i tuoi appunti per la predica di domani?
MARY
subito.
Sì, sì, li ha finiti!
ANNA
E in nessun modo lo lasciamo tornare a rinchiudersi in casa. Vero, papà?
IL REVERENDO
Non li ho finiti, mie care. È venuto il missionario di Kingsway a
dirmi tante cose tristi. Voglio soltanto rammentarvi che uno dei
nostri reggimenti Scozzesi passa di qui tra poco. Non vorrei che lo
dimenticaste.
ANNA
Mai più!
MARY
No, no! tutto è preparato laggiù sul terrazzo. Una cesta di arancie,
molti pacchi di cioccolatte e sigarette, e tutte le sciarpe di lana...
ANNA
alla madre.
Questa che fai tu, è pronta?
LA SIGNORA FRANK
Sì — ecco, puoi prenderla.
facendone un piccolo rotolo
legato.
ANNA
È la venticinquesima!
IL REVERENDO
Brave! Ecco venticinque soldati che non sentiranno freddo al collo per
merito vostro...
ANNA corre a portare la
sciarpa in fondo al terrazzo.
LA SIGNORA FRANK
a suo marito.
Che cosa ti ha detto il missionario?
IL REVERENDO
Che sono arrivati anche oggi altri treni di profughi in condizioni
desolanti. Mi dice che abbiamo qui delle migliaia di questi infelici.
LA SIGNORA FRANK
Delle migliaia!
Con rammarico.
E noi non ne abbiamo accolti che tre.
ANNA
Oh! Gli Smith che sono milionari ne hanno una sola, e le fanno fare la
sguattera.
IL REVERENDO
Anna! Non parlar male del prossimo.
ANNA
Ma è vero, babbo mio! E anche i Webster hanno licenziato le loro serve
e fanno far tutto alle due profughe di Liegi che a casa loro erano
signore dell'aristocrazia. Bel modo di fare la carità.
IL REVERENDO
Cara Anna, per due famiglie che approfittano delle altrui disgrazie,
ve ne sono centinaia che sono caritatevoli davvero. Quanto a voialtre
spero che avrete tutti i riguardi per le infelici che noi ospitiamo.
ANNA
ridendo.
Oh, Mary non fa che correre in su e in giù con tazze di thè, tuorli
d'uova sbattute e fiori.
DELIO
E mi ha portato via tutti i miei romanzi francesi per prestarli a
quelle donne. Anche il mio Balzac, edizione di lusso.
MARY
Non ti vergogni di lagnartene?
ANNA
Fanno una tale pietà!... Hanno tutt'e tre tanta paura negli occhi!
Paiono folli di spavento.
MARY
La più piccola non ha mai aperto bocca dacchè è arrivata. Credo che sia
muta.
IL REVERENDO
Al comitato mi hanno detto che erano ottime persone — moglie, figlia e
sorella di un dottore.
ANNA
Misericordia! E paiono pezzenti.
MARY
Paiono spaventa-passeri!
IL REVERENDO
Povere creature!
Si alza.
Adesso vado a terminare i miei appunti per la predica di domani. Ho
scelto per testo: «Nutrite le mie agnelle.»
ANNA
Ma torna presto, papà.
IL REVERENDO
Starò pochi minuti.
MARY
affettuosa.
Fa una predichetta breve!...
Il Reverendo sorride e rientra
in casa.
ANNA
a sua madre.
Vuoi lasciarmi prestar qualche veste a quelle poverette? C'è la mia
«princesse» lilla che per la piccina andrebbe benissimo...
MARY
E qualche mia camicetta, e la mia sottana di piqué bianco...
ANNA
Per Chérie il mio vestito rosa starebbe come dipinto —
LA SIGNORA FRANK
Adesso non esagerate. I grandi entusiasmi di voialtre ragazze non
durano mai.
DELIO
che ha ripreso la matassa di
lana.
Già. Io ne so qualche cosa.
ANNA
Tu? Che cosa sai?
MARY
A che cosa alludi?... E prova a tener tese queste braccia.
Dipana la matassa.
DELIO
Ma io ero uno dei vostri grandi entusiasmi. Appena arrivato da Oxford
era «cugino Delio!» qui — «cugino Delio!» lì — «Delio ci insegnerà il
tango» —
ANNA
Ma se il tango non lo sapevi neppur tu!
DELIO
Questo è un dettaglio. — «Delio ci insegnerà a nuotare» —
MARY
E vuoi che facciamo dei bagni adesso, in ottobre?
DELIO
«Delio deve giuocare con noi al tennis! Delio, vieni a giuocare al
Lacrosse!»
ANNA
Già! al Lacrosse ci hai dato delle stangate sulla testa che abbiam
dovuto stare a letto otto giorni.
MARY
E per poco non ci veniva la meningite.
DELIO
Sì... sì... va benissimo! Ma il fatto sta che io ero uno dei vostri
grandi entusiasmi, e che adesso non lo sono più. E domani vado al
fronte... forse a morire!
ANNA
Oh! se muori ridiventerai un nostro grande entusiasmo.
MARY
Anche se torni ferito ti adoreremo.
ANNA
Ti cureremo!... ti fasceremo le membra mutilate.
MARY
Ti appoggerai su di noi invece che sulle stampelle.
Finisce la matassa.
DELIO
alzandosi.
Ma insomma — occorre proprio essere storpi o monchi per farsi voler
bene da voi?
MARY
Capirai bene che non possiamo intenerirci per i mali che non hai.
ANNA
Per i dolori che non soffri.
DELIO
sentimentale.
E che cosa ne sapete voi delle mie sofferenze?
MARY
Scorgendo il Dottor BELL che
arriva.
A proposito di sofferenze — ecco il dottore!
LA SIGNORA FRANK
Oh buon giorno, caro dottore.
Va incontro al Dottor BELL che
entra.
IL DOTTORE
Buongiorno, signora Frank... Salute, care figliole.
Le ragazze lo salutano
amicamente.
Ah, Delio!, e quando si va al fronte?
DELIO
Domani, dottore.
IL DOTTORE
Domani? Bene! — Auguri!
Gli stringe forte la mano.
DELIO
Grazie. — Ho promesso a Mary di uccidere con questa mano sette nemici.
ANNA
E ha promesso di portarmene uno vivo perchè io me lo uccida da me.
IL DOTTORE
ridendo.
Che ferocia!
Siede.
E come stanno le nostre rifugiate?
LA SIGNORA FRANK
Sempre più tristi e depresse.
MARY
Vado a chiamarle! Sono in fondo al giardino.
ANNA
Vengo anch'io.
DELIO
Un momento!
guardando l'orologio.
Devo dirvi addio, cuginette. Vado a salutare la nonna, e tornerò qui
stasera.
ANNA
Addio, Delio!
MARY
Io ti dirò addio — quando ritorni.
Corre con ANNA in fondo al
giardino.
LA SIGNORA FRANK
con ansia affettuosa a DELIO.
Sta attento con quella motocicletta! Non andare all'impazzata.
DELIO
sorridendo.
Cara zia Clara! Quanto sei buona! Io credo che se tu venissi con me
nelle trincee, diresti ai nemici: «Un momento!... Prego! Qui c'è mio
nipote Delio. Voltate i fucili dall'altra parte.»
LA SIGNORA FRANK
Oh sì!
Con gravità.
E lo dirò — ogni mattina e sera — a Chi sai tu.
DELIO
baciandole la mano.
Grazie.
Esce.
Il DOTTORE e la Signora FRANK
rimangono soli.
IL DOTTORE
Ebbene? Mi sembrate sopra pensiero.
LA SIGNORA FRANK
Caro dottore, ho molte cose sul cuore. Lasciar partire Delio è uno
strazio. L'amo come se fosse un figlio mio. E poi, la presenza di
queste tre disgraziate...
sospira.
Non so dirvi a qual punto esse mi turbano.
IL DOTTORE
Poverette! Non mi sembrano molto esigenti.
LA SIGNORA FRANK
Esigenti? Ma non vogliono mai nulla. La loro umiltà è commovente. Ma...
non so... qualche cosa di sinistro aleggia intorno a loro.
Pausa.
Quando vedo Mary e Anna andar da loro... abbracciarle... mi viene
freddo... come se le mie figlie entrassero in un mondo buio,
sconosciuto... Non so come spiegarmi...
IL DOTTORE
Vietatelo.
LA SIGNORA FRANK
Impossibile. Non capirebbero... mi crederebbero crudele. E poi quel
sant'uomo che è mio marito predica — l'amore! Dice che la carità non
si fa coll'ospitare e nutrire i disgraziati, ma coll'amarli. E le
mie due pazzerelle non domandano di meglio! Direi quasi che quelle
meste creature esercitino su di loro un fascino speciale. Mary e Anna
sembrano subire l'attraenza strana del mistero che avvolge quelle
tragiche esistenze.
IL DOTTORE
Lo credo. Lo capisco.
LA SIGNORA FRANK
Saranno buone, saranno sante creature; ma — ve lo confesso — mi
fanno paura. Già, la piccina, dacchè è qui, non ha ancora mai aperto
bocca!... Non ha mai sorriso, non ha mai parlato. Io credo — temo — che
abbia la mente turbata.
IL DOTTORE
Eh! Potrebbe darsi, pur troppo, che fosse un caso di psicosi causata
dallo spavento, dal dispiacere... O peggio, potrebbe essere un caso di
demenza precoce — che, pur troppo, è inguaribile.
LA SIGNORA FRANK
Oh! speriamo di no!... Anna l'adora questa fanciulla. Non fa che
guardarla. Cerca di spiarle negli occhi il primo bagliore d'un
sorriso... E Mary non è felice che quando si trova tra quelle altre
due macabre figure i cui volti pallidi racchiudono chi sa quali orrendi
misteri... Cosa avranno visto, cosa avranno subíto, queste donne?
Una pausa.
Come è amaro per me mettere a contatto di tali sinistri misteri le
candide anime delle mie bimbe!
IL DOTTORE
Ecco uno dei mille problemi minori creati dalla guerra.
LA SIGNORA FRANK
Lo so, lo so che è un problema minore. So che in confronto alle
atrocità, alle sofferenze che straziano il mondo, questa sofferenza
mia è insignificante. Ma per una madre, di cui la meta nella vita è
stata quella di sorvegliare con amorosa ansia le pure anime delle sue
figlie, che le ha vedute fiorire come gigli nel più perfetto candore
— è doloroso — anche se è un dovere di carità cristiana che lo impone
— dover strappare da quei vergini cuori il velo dell'innocenza.
Credetemi, è doloroso! Ed ogni madre sentirà questo con me.
IL REVERENDO
che si è avvicinato coi suoi
appunti in mano.
Clara —
Posandole una mano sulla
spalla.
è questo un sacrificio che diamo in olocausto alla guerra. Tutti
dobbiamo dare ciò che abbiamo di più caro. Altri genitori danno i loro
figli... E questi a loro volta danno il sangue loro, senza rimpianto.
Noi — noi diamo ciò che di più prezioso abbiamo — non il tetto e
il pane soltanto — ma, se ci viene richiesta, anche la celestiale
innocenza delle nostre figlie. Esse per poter compatire le miserie
umane devono conoscerle.
La vera carità non dev'essere cieca. L'incoscienza deve morire perchè
possa nascere la pietà.
Restano immobili guardando
avvicinarsi dal fondo del
giardino prima ANNA che
circonda col braccio la
piccola figura china di
MIRELLA, in logora veste
nera. Indi tra le due tragiche
figure di CHÉRIE e di LUISA,
viene MARY, bionda e ridente.
È vivido il contrasto tra le
due chiare gioconde fanciulle
inglesi e le tetre profughe.
ANNA
affettuosamente a MIRELLA.
Ecco il buon dottore. Gli dirai almeno buongiorno.
MIRELLA guarda fisso innanzi a
sè senza rispondere. Pare che
non oda nulla.
IL DOTTORE
accarezza il volto della
fanciulla poi si volge a LUISA
e CHÉRIE.
Ah! e come stiamo oggi?
a LUISA.
Ancora vertigini e deliquio?
LUISA
a bassa voce.
Sì.
MARY
E ha sempre nausea quando mangia.
A questa frase pronunciata con
chiara ingenuità da sua figlia
un fremito d'ansia passa sul
volto della signora FRANK.
IL DOTTORE
bonario.
Eh! il patema d'animo.
a LUISA.
Non avete nessuna notizia di vostro marito?
LUISA
Nessuna.
IL DOTTORE
Ecco! per farvi guarire basterebbe una bella lettera annunciante il suo
arrivo in congedo...
LUISA
con un singhiozzo.
Ah — no! no!
MARY
spingendo avanti CHÉRIE.
E la mia piccola amica qui, guardi com'è pallida, dottore!
IL DOTTORE
Niente niente. Bistecche ed aria fresca...
MARY
insistendo.
Ma le senta un poco il polso. Oggi mi ha detto che le pare d'aver
qualche cosa al cuore.
IL DOTTORE
a CHÉRIE.
E che cosa si sente?
CHÉRIE
a voce bassa.
Niente.
MARY
a Chérie.
Ma perchè non dici quello che hai detto stamattina a me?
In un gran silenzio MARY
dichiara.
Tutt'a un tratto stamattina è diventata pallida pallida, e ha dato un
grido. Dice che le è parso di sentire sotto al cuore come un batter
d'ali — così... brrr!
Per illustrare ciò che dice,
MARY tende le mani in aria e
le fa oscillare imitando un
tremolìo d'ali.
Vi è un istante di silenzio
costernato. Tutti guardano
CHÉRIE. Anche LUISA si volge
a guardarla, con viso di
sbigottimento e terrore.
IL DOTTORE
aggrottando le ciglia.
Niente, niente. Sarà un fenomeno d'anemia.
Volgendosi alla Signora FRANK
e abbassando la voce.
Se crede possiamo entrare. — Sarà bene ch'io la visiti...
ANNA
che ha udito.
Oh no! no! Adesso a momenti passano i soldati. E poi c'è la
trasformazione!
Guardando le due ragazze con
un sorrisetto birichino.
La trasformazione come nella Cenerentola.
MARY
ridendo.
Sicuro! Noi vi facciamo da madrine... Andiamo! È già tutto combinato!
Prende pel braccio CHÉRIE e
MIRELLA.
Andiamo a farvi belle! Il dottore per oggi scriverà una ricetta di
fantasia!
ANNA
a MIRELLA.
Vorrei tanto sentire la tua voce! Dimmi una parola — una sola. Dimmi
almeno che mi capisci.
MIRELLA nè la guarda nè
risponde.
Vorrei vederti sorridere...
CHÉRIE
sconsolata.
Non può, non può sorridere — povera Mirella!
Le quattro ragazze entrano in
casa.
LUISA
Seguendole con lo sguardo
ansioso.
Dove vanno?
LA SIGNORA FRANK
Le mie figliole vogliono far mettere alla vostra bimba e a Chérie delle
vesti più chiare. Sperano così di rallietarle un poco. E voi, cara, non
vorreste cambiare questo vestito nero...
LUISA
Ah, no!... Non potrei. Il mio lutto è eterno.
Si copre il volto.
LA SIGNORA FRANK
Sedete...
Le dà la poltrona di vimini.
Il Dottore e il Reverendo
FRANK parlano sottovoce nel
fondo del terrazzo.
LA SIGNORA FRANK
Quanto siete triste, povera donna! Vorrei potervi confortare.
LUISA
Lo potete forse... Signora! Ma lo vorrete?
LA SIGNORA FRANK
Con tutto il cuore. Che cosa vi occorre?
LUISA
cupa.
Mi occorre... l'aiuto del medico.
LA SIGNORA FRANK
Ma eccolo!...
Additando il Dottor BELL.
È un angelo d'uomo e uno scienziato valente.
al Dottore.
Dottore... venite qui. Abbiamo bisogno di voi.
IL REVERENDO
Vi lascio...
LUISA
impulsivamente.
Oh!...
gli stende la mano.
Voi siete il medico dell'anima... ed è tanto malata l'anima mia!
IL REVERENDO
prendendole la mano.
Sono onorato della vostra confidenza, Signora.
Le siede accanto.
LUISA
al Dottor BELL.
Dottore!...
Poi rivolgendosi alla Signora
FRANK.
Signora!... Oh Dio, non so come dirlo!... Mi accade la più orribile
delle sciagure —
LA SIGNORA FRANK
Parlate, cara.
LUISA
Si copre il viso colle mani
poi con improvviso impeto
angoscioso.
L'onta che ho subíto — _si perpetua in me!_
Vi è un istante di silenzio
costernato.
LA SIGNORA FRANK
comprendendo.
Oh!... povera donna.
IL DOTTORE
a bassa voce.
Ne siete sicura?
LUISA
ansante.
Sicura... sicura!... Oh in quale strazio vivo da questi quattro mesi,
dapprima sotto l'incubo spaventoso del dubbio — ed ora sotto l'orrore
della certezza! Giorno e notte ho sperato... ho sperato che non sarebbe
così. — Ho sperato che un giorno mi sarebbe concesso l'oblio! Mi dicevo
che dopo molto tempo — dopo un anno... dopo tanti anni forse — il
ricordo orribile sparirebbe dalla mia mente, il brivido mi escirebbe
dalle carni. Invece — no!
balza in piedi.
L'onta s'è fatta eterna! la violenza s'è fatta umana! il delitto è vivo
— e palpita in me!
Una lunga pausa.
IL REVERENDO
ponendole una mano sul capo
chino.
Coraggio, figlia mia.
LUISA
Ah ne avrò, ne avrò del coraggio! Affronterò la morte, con letizia, con
gratitudine!
al Dottor BELL.
Dottore, dottore! Se muoio non me n'importa. Ma il delitto non deve
vivere. Ciò che fu concepito nell'odio e nell'orrore non deve, non deve
vedere la luce.
IL DOTTORE
colpito.
Signora! che cosa mi domandate?
LUISA
Domando la liberazione... immediata, completa! E se voi, dottore, non
vi sentite di darmela, la morte me la darà!
IL REVERENDO
grave.
Povera donna. Voi siete vittima di un atroce delitto, è vero. Tutta la
nostra pietà vi è dovuta — e l'avrete. Rimarrete in questa casa come
una nostra figlia, diletta e sacra. Avrete da noi tutte le cure, tutte
le tenerezze. E nell'ora del vostro supremo martirio voi non sarete
abbandonata.
LUISA
ritraendosi inorridita.
Cosa dite — cosa dite —
IL REVERENDO
sempre più grave.
Dico che perchè voi avete sofferto della nequizia umana non avete
il diritto nè di proporvi nè di spingere altri a commettere un atto
delittuoso.
LUISA
Un atto delittuoso? Ma il delitto sarebbe di rassegnarmici. Di vivere
per altri cinque mesi questa tortura, eppoi di dare la vita a ciò che
non può, che non deve vivere.
Alla Signora FRANK.
Signora! voi che siete donna — dovete capire —
Colle mani nei capelli.
capire che cosa è stata quella notte... colla porta aperta... i soldati
ubbriachi nella casa! Ah, io vorrei nascondere la faccia sotto la terra
quando ci penso.
LA SIGNORA FRANK
Povera donna!
LUISA
Mille volte al giorno ringrazio Iddio che la mia bambina — ammutolita
per chi sa quale spavento! — non possa domandarmi: «Mamma, cos'hai?
Che cosa pensi?» Dovrei dirle: «Penso che sono maledetta tra le donne,
che sono indegna di alzare la fronte. Penso che porto nel mio seno un
essere immondo che renderà eterna l'onta che ho patito»... Ah!
Con violenza folle.
Ma io mi strapperò gli occhi prima di vederlo, mi lacererò il petto
prima di nutrirlo... e con queste mani — se nasce — lo strangolerò!
IL REVERENDO
Donna, voi bestemmiate.
LUISA
No, no! non bestemmio. Pensate... pensate... che ho un marito — che
m'ama — che combatte per noi nelle trincee! che un giorno, se il
cielo è pietoso, tornerà! E volete che io gli vada incontro recando in
braccio il figlio d'un nemico?...
Un silenzio.
Ma io lo sento... sento che divento pazza sotto quest'incubo, pazza
di terrore e d'odio. Cerco di sfuggire a me stessa, di sottrarmi alla
velenosa cosa che è in me, che ogni giorno prende maggiore forza,
ogni giorno diviene più vitale, ogni giorno m'invade di più. Dottore,
dottore! è un cancro — un cancro vivente che è in me! — Toglietemelo,
liberatemene, o mi darò la morte.
S'accascia col viso in grembo
alla Signora FRANK, che le
pone in atto d'infinita pietà
la mano sul capo.
IL DOTTORE
rivolto al Reverendo FRANK.
Voi sarete sdegnato contro di me, caro amico; sarete forse più che
sdegnato... troverete forse nella vostra coscienza la necessità di
denunciarmi. Ma io intendo liberare questa donna.
IL REVERENDO
Voi — voi commettereste un delitto simile? Vi rendereste reo d'un
crimine?
IL DOTTORE
Reo o non reo — davanti a questo caso sento l'obbligo d'intervenire.
IL REVERENDO
Uccidereste un essere umano?
IL DOTTORE
Non è quasi ancora un essere umano. Per me questa donna è afflitta
da un morbo, da una infermità. Essa porta in sè un male che va
estirpato. Se questa donna in queste stesse condizioni fosse tisica,
si ammetterebbe senz'altro l'intervento. Orbene, essa è ammalata, essa
è psicopatica. Il continuare in queste condizioni mette a repentaglio
la sua vita e la sua ragione. Il dottore ha il diritto — anzi — ha il
sacrosanto dovere di salvarla se può.
IL REVERENDO
A spese della vita umana ch'essa porta in sè?
IL DOTTORE
Sì, sì. A spese di questo germe di vita, malefico e intossicato.
Se questa creatura vive sarà un deficiente o un delinquente, concepito
nell'odio, nella brutalità, nell'alcoolismo. E la madre andrà al
cimitero o al manicomio. — Ditemi ciò che volete, io la libererò.
LA SIGNORA FRANK
Impetuosa.
E farete bene, sant'uomo che siete!
IL REVERENDO
Clara, Clara! Anche tu sei senza coscienza. Non s'infrangono
impunemente le leggi divine...
IL DOTTORE
Non è per legge divina che questa sciagurata si trova oggi in queste
condizioni. Ogni legge divina ed umana è stata infranta dagli immondi
bruti che la guerra ha scatenato. La legge divina dà alla donna il
diritto di selezione. Essa ha il diritto di scegliere chi sarà il padre
delle sue creature. E questo sacrosanto diritto è stato violato.
LUISA
Congiungendo le mani con un
singhiozzo di gratitudine.
Ah, dottore, dottore!
IL DOTTORE
Con fermezza, volgendosi verso
il Reverendo.
Prendo su di me qualsiasi responsabilità.
IL REVERENDO
Dottore; noi siamo dei vecchi amici. Con quanto affetto, con quanta
autorità ho, vi prego — vi comando di desistere dal vostro proposito.
IL DOTTORE
Farò ciò che sento essere mio dovere.
IL REVERENDO
con dolore, ma risoluto.
Ed io farò il mio.
LA SIGNORA FRANK
Commossa, prendendo dolcemente
il braccio di suo marito.
Che sarà — di pregare per loro!
LUISA
Baciandole con fervore la
mano.
Oh, Signora!
MARY e ANNA entrano correndo.
MARY
Guardate!... Guardate Chérie e Mirella!
Queste entrano timidamente,
vestite d'abiti chiari e
diafani.
MIRELLA cammina come in sogno.
CHÉRIE sorride, trasfigurata e
gaia.
MARY
Indicando MIRELLA.
Vedete Cenerentolina trasformata? Aspetta, Mirella! anche per te ci
vogliono le scarpette incantate, come nella leggenda.
Rientra in casa correndo.
CHÉRIE
a LUISA.
Mi pare... non so... questa veste... questa gente così buona... Mi pare
di svegliarmi da un sogno spaventoso. Dimmi, Luisa, tutto ciò che è
accaduto a casa nostra, l'abbiamo sognato... l'abbiamo sognato — non è
vero?
LUISA
agitata e febbrile.
Sì, sì, abbiamo sognato. Tra poco non resterà più nulla, più nulla di
quel sogno spaventoso.
CHÉRIE
Io sovente penso così. Penso... che non è stato vero!
LUISA
appassionata.
Chérie! _Non è stato vero!_ Nulla rimarrà, nulla! Saremo quelle di
prima...
CHÉRIE
Ah! se anche la piccola Mirella tornasse quella di prima!
LUISA
soffocata.
Guardala!
CHÉRIE si volge e guarda
MIRELLA che MARY ha sollevata
e messa a sedere in alto sopra
il muricciuolo in mezzo ai
fiori. Ora MARY, china davanti
a lei, la calza di scarpette
bianche. ANNA è corsa in casa,
ed ora ritorna recando uno
specchietto in mano.
ANNA
Guardati, Mirella!
MIRELLA nella sua veste
bianca, circondata di fiori,
si guarda nello specchio e —
lentamente, meravigliosamente
— schiude le labbra al
sorriso.
CHÉRIE
Con un grido di letizia.
Ah Luisa, guarda! Mirella sorride!
Corre a MIRELLA e la prende
tra le braccia.
ANNA
Alla Signora FRANK e agli
altri.
Ha sorriso! Mirella ha sorriso... Avete visto?
LUISA
Alla Signora FRANK.
Ah! che giornata meravigliosa è questa, che ha reso il sorriso alla mia
bambina e la speranza a me. Non la scorderò mai questa giornata mille
volte benedetta!
Si rivolge timida nella sua
gioia anche verso il Reverendo
FRANK, ma questi gravemente
si scosta da lei e con viso
severo e addolorato entra in
casa.
LUISA
Alla Signora FRANK seguendo
collo sguardo il Reverendo.
Una sola cosa mi affanna. Se... egli non perdonasse!
LA SIGNORA FRANK
Baciando in fronte LUISA.
Ha già perdonato. — È un'anima angelica.
Entra in casa.
Il DOTTORE e LUISA la seguono.
Le quattro fanciulle restano
sole.
S'ode di fuori, ancora
lontano, il canto dei soldati
inglesi.
«_It's a long long way to Tipperary,_
«_It's a long way to go..._»
Il canto continua.
CHÉRIE
a MARY.
Che cosa sono quei canti?
MARY
Ah eccoli! sono gli Highlanders Scozzesi! È il reggimento di Delio!
Una parte va già oggi a Southampton ad imbarcarsi. Andiamo, andiamo
in fondo al terrazzo — abbiamo già lì le ceste di sigarette, arance e
doni...
CHÉRIE
Vanno in Francia?
MARY
abbracciandola.
E nel Belgio!
MARY e CHÉRIE corrono in fondo
al terrazzo e sventolano i
fazzoletti.
ANNA
a MIRELLA.
Vieni Mirella! Vieni anche tu.
MIRELLA si lascia condurre in
fondo al terrazzo — indi sta
immobile come una statuetta
guardando giù.
MARY, ANNA e CHÉRIE lanciano
fiori, pacchi di sigarette,
cioccolatte e arance ai
soldati che passano sotto al
terrazzo, invisibili, ma dei
quali s'ode il passo e il
canto.
VOCI DI SOLDATI
«_Good bye, Piccadilly_,
«_Farewell, Leicester Square!_
«_It's a long long way to Tipperary_,
«_But my heart's right there._»
ANNA
ridendo.
Guarda quel biondino!...
Lancia giù una scatola di
sigarette.
MARY
gettando arance.
Addio! addio! felice ritorno!...
CHÉRIE
sventolando il fazzoletto.
Buona fortuna!...
Si ode il «Piffero» trionfale
degli Highlanders Scozzesi.
CHÉRIE
Ah! quando si udrà quel suono nel Belgio? Nel mio villaggio?... Sarà la
vittoria — la vittoria e la pace!
ANNA
Arrivederci, Tommy!
MARY
col noto grido dei soldati
inglesi.
«Siamo forse scoraggiati?»
VOCI DI SOLDATI
in coro tuonante.
«No!»
MARY
«Siamo forse tristi?»
Le Voci
«No!»
ANNA
«Temiamo la morte?»
LE VOCI
«No!...» Urrà!
CHÉRIE
Se andate nel Belgio salutatemi Givray...
LE VOCI
Urrà!
Il canto riprende e
s'allontana.
LUISA
con un mantello e un velo esce
vacillante dalla casa.
LUISA
Chérie!... Mirella!
CHÉRIE
correndo a lei.
M'hai chiamato?
LUISA
Conduci qui Mirella.
CHÉRIE va a prendere la
fanciulla e la conduce da
LUISA.
CHÉRIE
a LUISA.
Esci? Dove vai?
LUISA
Te lo dirò.
Inginocchiata davanti a
MIRELLA.
Oh Mirella, Mirella! Vado via. Dì: «addio, mamma!» Dì: «addio, mamma!»
Piange nascondendo il viso
nella veste della fanciulla.
MIRELLA immobile la guarda
senza espressione.
CHÉRIE
Luisa, cara! Che cos'hai?
LUISA
a MIRELLA, singhiozzando.
Quale miracolo ci vuole per richiamare la tua piccola anima quaggiù? È
volata via — dì? È volata via — come una rondinella, spaventata dalle
infamie degli uomini? Non tornerà più?... non tornerà più?
La bacia appassionatamente con
tristezza.
A CHÉRIE.
Riconducila via! E poi — torna!
CHÉRIE obbedisce. Indi ritorna
subito a LUISA. MARY, ANNA
e la figuretta immobile di
MIRELLA rimangono per alcuni
istanti in fondo al terrazzo,
poi escono andando nel
giardino.
CHÉRIE
a LUISA.
Luisa! Parlami.
LUISA
Sì; devo parlarti. Finora non ho mai osato. Ma ora... ora bisogna ch'io
ti parli.
CHÉRIE
tremante.
Di che cosa?
LUISA
quasi senza voce.
Di... quella sera...
CHÉRIE
Ah no! non parlarne! Hai detto che era un sogno!... Hai detto che era
un sogno!...
LUISA
Chérie, sorellina mia! Per te, forse, per te! Non ho mai osato
chiederti nulla. Ti ho visto un tale terrore negli occhi... E poi
sempre lo sguardo allucinato di Mirella era su noi. Dimmi — per te,
forse, non fu che un sogno?
CHÉRIE
Non so... non so! Che cosa è accaduto? Cosa è stato vero di ciò che
— ripensandoci — mi agghiaccia il cuore? Certo deliravo!... Hanno
preso Mirella — l'hanno legata alla ringhiera... col piccolo viso
folle rivolto alla porta di camera mia... quella porta drappeggiata di
rosso....
Come forsennata, rivivendo la
terribile ora.
Poi... poi hanno legato anche me!
piangendo.
Oh Dio, Dio, Dio!... e c'era Fritz! Fritz — che rideva!... O me lo sono
sognato? Vedi...
.. io non riesco... non riesco... a dividere il sogno dalla realtà. Ho
come un velo qui...
con gesto agitato e ripetuto
come per togliersi qualche
cosa dalla fronte.
una specie di ragnatela... che non posso strappare.
LUISA
Mia povera Chérie!
CHÉRIE
cercando di ricordarsi.
Mi pare allora d'essere passata di deliquio in deliquio... e c'era chi
strillava... strillava... Ero io?
Aggrappandosi a LUISA.
Credi che ero io?
LUISA
rabbrividendo.
Ah!
CHÉRIE
Non so perchè strillavo! Non avevo paura di morire... Mi pare, oh
Dio!... mi pare anzi che volevo morire! Volevo morire. E non mi
uccidevano. Mi stritolavano... mi dilaniavano... e Fritz, il terribile
Fritz — rideva!...
E poi, più niente!
Un silenzio.
Non mi ricordo più niente. Mi sono svegliata su quel battello, in
alto mare, fra tanta gente... E tu, e Mirella mi stavate accanto e mi
guardavate con occhi di desolazione.
LUISA
Povera, povera creatura!
CHÉRIE
Ma ormai tutto è passato. Perchè ne riparli? Perchè? Hai detto che
eravamo come prima —
LUISA
prendendole la mano e
parlandole da vicino.
Sei certa d'essere come prima?
CHÉRIE la guarda sbigottita
senza comprendere.
Sei certa?
Un silenzio.
_Ti senti_ — come prima?
CHÉRIE
paurosa.
Sì... credo. Non so... Il dottore mi dice... che sono anemica — che
sono scossa... ma che presto tornerò sana e allegra. Dice che scorderò
tutto...
LUISA
esitante, turbata da ciò che
deve dire.
Io... io — non sono come prima.
CHÉRIE
agitata.
Perchè? Come? Cos'hai?
LUISA
Io devo partire. Vado questa sera stessa col dottore. Egli mi curerà.
Egli mi guarirà.
CHÉRIE
Ma perchè? Che male hai? Mi fai paura...
LUISA
Povera Chérie innocente! Come dirti... come dirti?... Ah, con quale
brutalità devo aprire i tuoi occhi alla vita!
Mentre essa parla CHÉRIE è
stata presa da un tremito
convulso. Ora con un grido
balza in piedi e si pone una
mano sul fianco.
Ah! ancora! _ancora!_...
Cogli occhi allucinati,
estatici, guarda in faccia a
LUISA.
Che cos'ho?...
In un susurro.
Che cos'ho?!...
LUISA
Chérie!
CHÉRIE
come rapita in un'esaltazione
immensa.
Che cosa sento?... Luisa!... Luisa!... Che cosa — _vive_ — in me?!
Un lungo silenzio.
LUISA
piangendo.
Ah! anche su te, anche su te è caduta la mala sorte.
CHÉRIE
Che cos'è? Che cos'è?
LUISA
È la cosa terribile, Chérie!
Stringendola tra le braccia.
Chérie — tu sarai madre!
CHÉRIE
quasi senza voce.
Madre!... Io!...
Rimane immobile, estatica,
come davanti ad una visione
che l'abbaglia.
LUISA
Senti, Chérie, senti! Non disperarti. Il dottore salverà anche te.
Abbassando la voce.
Il figlio della tua vergogna non vedrà mai la luce.
CHÉRIE
sbigottita.
Non vedrà mai... la luce...
LUISA
No — no! Questa sciagura non ti colpirà. Questo tuo bambino —
CHÉRIE
afferrandole il braccio.
Questo... mio... bambino! Questo mio bambino... Luisa! Ciò che ho
sentito fremere... in me... è — _il mio bambino?_
Pronuncia queste tre
parole con una soavità
indescrivibile, lo sguardo
estatico, le mani incrociate
sul petto.
LUISA
Calmati, Chérie, angelo innocente! Anche tu sarai salvata da
quest'onta. Il dottore prenderà su di sè questa duplice responsabilità.
Il delitto di cui sei stata vittima non avrà conseguenze.
CHÉRIE
Quale delitto?... Io non comprendo.
LUISA
inorridita.
Ma non ricordi — non ricordi ciò che è accaduto in quella notte della
tua festa....
CHÉRIE
vagamente colla mano sulla
fronte.
Non ricordo... Sono svenuta... non ricordo più.
LUISA
Ma comprendi — comprendi —
additando il DOTTORE che
esce dalla casa seguito dal
Reverendo FRANK.
che — egli ti aiuterà. Egli ti salverà da quest'onta. Tu non sarai
la tragica madre di una creatura ancor più tragica. Questa malefica
fiammella di vita — egli la spegnerà.
CHÉRIE
con un grido selvaggio.
No!
Un grande silenzio.
LUISA
quasi senza voce.
No?! Che cosa dici?
CHÉRIE
No! Non voglio.
Il Reverendo muove verso di
lei, grave e solenne, e le si
ferma al fianco.
LUISA
Tu vuoi essere madre senza essere sposa!... Vuoi dare la vita
a un essere malefico concepito nella lussuria, nel sacrilegio,
nell'ubbriachezza?
CHÉRIE
Non so... non so! Non capisco ciò che dici... Non capisco ciò che
sento....
Indietreggiando, grandiosa.
Ma so che qualche cosa di sacro è in me!
LUISA
Qualche cosa di sacro? Ma che cosa dici — che cosa dici! È una cosa
mostruosa ciò che tu porti in seno.
CHÉRIE
stupita.
Ma non è mio figlio? Non hai detto ch'era mio figlio?
Guardando da LUISA al DOTTORE
con occhi paurosi.
Cosa volete fare? Volete portarmelo via? Non voglio — non voglio.
IL REVERENDO
posandole una mano sulla
spalla.
Ah, veramente è sacro ciò che s'è svegliato in quest'anima — il
sacrosanto istinto della maternità!
Al DOTTORE.
I vili le hanno violato il corpo. E voi, volete dunque violarle l'anima?
Un istante di silenzio.
IL DOTTORE
È arbitra lei dei suoi destini.
LUISA
Ma pensa — pensa all'avvenire. Pensa — a Florian. A Florian che ti
vuole sua sposa...
CHÉRIE
come in sogno.
Non lo ricordo.
LUISA
Ma pensa, pensa che il padre di questa creatura è l'abbietto soldato
ubbriaco che ti prese e ti legò...
CHÉRIE
Non ricordo.
Cogli occhi chiusi.
Non ricordo... non ricordo.
LUISA
Non senti vergogna? Dolore? Rimorso?
CHÉRIE
Immobile, con voce dolcissima,
rapita da un'estasi quasi
ultra-terrena.
Non sento nè vergogna, nè dolore, nè rimorso. Non sento più niente,
non ricordo più niente... Non esiste che questo brivido nuovo, questo
palpito di vita — questa cosa divina che s'agita in me!
Con un fremito immenso.
Ah! la mia creatura!... _vive, vive!_ — Colle sue piccole mani mi ha
afferrato il cuore!
Vacilla. Il Reverendo la
sorregge tra le sue braccia.
CALA IL SIPARIO.
ATTO TERZO
La sala d'entrata nella casa del Dottor BRANDES, come al Iº Atto.
È sera.
LUISA, accanto al fuoco, legge una lettera. Con impeto di gioia se
la reca alle labbra.
Si ode bussare alla porta d'entrata.
ATTO III.
LUISA
Chi è?
Una voce di donna risponde.
LUISA apre la porta.
Entra JANE, infermiera della
Croce Rossa americana. Veste
l'uniforme grigia e rossa,
colla croce rossa sul braccio.
Porta in mano una scodellina
di latte e un piccolo pacco.
JANE
Eccomi.
LUISA
con un dito sul labbro per
imporle silenzio.
Un momento, cara Jane.
Va in punta de' piedi a
chiudere la porta drappeggiata
della camera a destra.
JANE
Dorme?
Si toglie il lungo mantello.
LUISA
Sì. Dormono tutt'e due. Da mezz'ora non s'è sentito un respiro.
JANE
Bene. Ecco il latte...
Depone la scodella.
... e guardate cos'ho qui!
LUISA
Un panino! Un panino bianco! Ma come avete fatto?
JANE
ridendo.
Altissime influenze... corruzioni negli alti circoli governativi...
LUISA
Ah, si vede che siete americana! Tutto vi riesce. Ottenete ciò che
volete.
JANE
È vero che ci fanno un po' la corte. Anche verso di me — la più
umile rappresentante degli Stati Uniti — si dimostra una benevolenza
inverosimile. Ma vedo che avete una lettera!
LUISA
Pensate, pensate! Da mio marito...
Bacia appassionatamente il
foglio.
JANE
Ma come avete fatto a riceverla?
LUISA
a bassa voce.
Figuratevi che me l'ha portata un uomo — un uomo che pareva un
contadino — sudicio, zoppo, d'aspetto truce. Ha battuto alla porta — e
appena l'ho socchiusa m'ha gettato sulla faccia il foglio — così — ed è
fuggito.
JANE
È strano. — Sulla busta non c'è niente?
LUISA
Ma non c'era busta! E sul foglio non vi sono che poche parole: «Sto
bene. Vi rivedrò. Vi abbraccio.»
JANE
Ma come vi spiegate —
LUISA
Non so! Non capisco.
JANE
Non importa capire. Aspettate e confidate.
Versa il latte in una
casseruoletta e s'avvicina al
fuoco.
LUISA
Sì — aspetto e confido.
Piega il foglio e se lo cela
in petto.
JANE
accennando alla porta
drappeggiata.
E Chérie? Si è alzata oggi?
LUISA
Sì.
JANE
È uscita!
LUISA
chinando il capo.
Sì.
JANE
impetuosa.
Ah — s'è dunque decisa? Ha trovato finalmente il coraggio...
LUISA
amaramente.
Era meglio se non l'avesse trovato. Jane! Jane! Quella passeggiata!...
quella breve terribile passeggiata attraverso questo paesello che ci ha
viste nascere — ah! che Via Crucis è stata per noi!
JANE
Vi hanno detto qualche cosa?
LUISA
Niente — niente! Nessuno ci ha detto niente.
Si copre il viso colle mani.
Non fatemelo ricordare — non fatemelo ricordare!
JANE
dopo un breve silenzio.
Ma nessuno vi ha salutato?
LUISA
Nessuno.
JANE
Povera Chérie...
Sospira.
Devo far bollire questo latte perchè trovi pronta la cena quando si
sveglia.
China sul fuoco vi mette a
scaldare il latte.
Coraggio! Presto avremo delle grandi notizie...
LUISA
Che notizie?
JANE
misteriosa.
Mah! Non so — c'è in aria qualche cosa.
LUISA
balzando in piedi.
Che cosa?!
JANE
Nulla di definito, di sicuro... ma lo vedete anche voi... l'arrivo
di quel biglietto... Non so — non so. Sento che grandi eventi si
preparano.
LUISA
Ah! tutto, tutto mi fa paura.
JANE
Paura?
LUISA
Sì. Ho i nervi malati dacchè sono tornata qui. Questo paese, che
da bambina amavo tanto, oggi mi fa orrore. Ah, Jane! era meglio se
avessimo lasciato confiscare questa nostra povera casa, piuttosto che
obbedire all'ordine dei nostri padroni e conquistatori! Era meglio
rimanere nel nostro esilio in Inghilterra, che non tornar qui ad essere
scherno e dileggio di quanti ci conobbero — e per di più, sentirsi alla
mercè delle belve che ci hanno conquistato.
JANE
Avete fatto il vostro dovere tornando qui. Non ve ne rammaricate.
Quando vostro marito tornerà...
LUISA
scoraggiata.
Ma come volete che torni? Come volete che torni? Questo biglietto può
averlo scritto dei mesi fa. Forse è ferito. Forse è prigioniero.
JANE
Le ferite guariscono. I prigionieri si liberano. Tornerà. E troverà sua
moglie che l'aspetta, e la sua casa in ordine, e il suo paese —
abbassa la voce.
— spazzato dal vile nemico e riconquistato alla libertà!
LUISA
agitata.
Jane, che cosa vi fa dir questo?
JANE
col dito sulle labbra.
Zitta!
Guardandosi attorno.
So quel che so — ma non posso parlare. So che la salvezza è alle porte.
LUISA
Che cosa dite!
JANE
sottovoce.
Da un'ora all'altra — da un'ora all'altra!
LUISA
con angoscia.
Ah!... E quando Giorgio tornerà, troverà Mirella, la sua bambina —
muta! inconscia! Vagante nell'ombra della vita come un piccolo spettro.
Ah povero Giorgio! Forse sarebbe meglio che non tornasse.
JANE
Ma Mirella guarirà.
LUISA
incredula e mesta.
Ah! Ci vorrebbe un miracolo. Sono tanti mesi ormai...
JANE
Perchè la lasciate ancora da madame Doré? Ora potrebbe venir qui.
Capisco che un mese fa, al vostro arrivo, l'abbiate condotta subito
dalla vostra vecchia amica. Ma ora che Chérie è guarita...
pausa.
... ora che... l'evento è compiuto —
LUISA
Jane — io tremo — io tremo di lasciarla entrare in questa casa.
JANE
sorpresa.
Perchè? Perchè vedrà il bambino di Chérie?
LUISA
Agitata.
Non è questo.
Ma perchè è qui — qui — dove noi siamo, in questa stanza stessa —
che il terrore le ha sconvolto la mente. Qui, qui che l'orrore l'ha
ammutolita. Non so — non so che cosa accadrà quando per la prima volta
essa entrerà qui — quando rivedrà quella ringhiera a cui quei mostri
l'hanno legata!... quando rivedrà — quella porta! Ah! quella porta!...
Addita la porta drappeggiata
della camera di CHÉRIE.
Quella stanza dove gli orrori si sono compiuti che le hanno
agghiacciata l'anima, che me l'hanno mutata in una piccola statua di
terrore!
Un silenzio.
JANE
Ma dovrete pur decidervi. Non potete lasciarla per sempre in casa
d'estranei.
Una pausa.
E se...
Le afferra la mano.
... e se...
LUISA
Se cosa?
JANE
Se questa emozione — Luisa! non so — quasi non oso dirlo...
LUISA
Parlate!
JANE
Non potrebbe darsi che — come il trauma psichico le ha tolto la favella
— il rinnovarsi della scossa morale...
LUISA
colpita.
Ah, cosa dite! cosa dite!
Si guardano a lungo.
LA VOCE DI CHÉRIE
nella stanza vicina.
Luisa!
LUISA
Vengo, cara! vengo!
Va alla porta a destra e
l'apre.
È qui la cara Jane...
Torna indietro, guarda JANE un
istante con occhio trasognato,
indi esce rapidamente dal
fondo.
JANE
parlando a CHÉRIE che ancora
non è apparsa.
Ecco pronta la cena per la paziente!... una cena da principessa di
leggenda.
Versa il latte caldo nella
tazza e mette il panino su un
piatto.
LUISA
che è andata a prendere un
mantello ed ora l'indossa
rapidamente.
State qui, Jane. Avrete cura di loro. Io torno subito.
JANE
E dove andate a quest'ora?
LUISA
soffocata dall'ansia e insieme
dalla speranza.
Vado — a prendere Mirella!
Le due donne si guardano
per un istante con intensa
commozione — poi LUISA esce
rapidamente.
CHÉRIE pallidissima appare
nel vano della porta.
Indossa una vestaglia bianca
ma si ravvolge tutta,
freddolosamente, in uno
scialle scuro.
CHÉRIE
parlando con voce debole e
spenta.
Buona Jane!
JANE
Vieni, vieni vicino al fuoco.
CHÉRIE
venendo avanti lenta, e
lasciandosi cadere nella
poltrona che JANE le ha spinto
accanto al fuoco.
Dov'è Luisa?
JANE
portandole il latte.
Torna subito. Adesso bevi — e mangia. Guarda cos'hai qui!
CHÉRIE
Oh!... un panino bianco!... Che meraviglia! Ma Luisa dov'è andata?
JANE
inginocchiata presso a lei
regge la tazza di latte e
le dà da mangiare come a un
bambino.
È andata — a prendere Mirella!
CHÉRIE
Oh Dio! A prendere Mirella! Mirella verrà qui!
JANE
Ma sì. Non vuoi mica che stia eternamente lontana quella povera
creatura.
CHÉRIE
Ma allora...
JANE
Allora? Allora Mirella starà qui, ecco tutto.
Le mette il cucchiaio alla
bocca.
Mangia.
CHÉRIE
Ma io dove mi nascondo?
JANE
Che idea! Perchè vuoi nasconderti?
CHÉRIE
Ma — il bambino!... Cosa dirà Mirella?
JANE
Ah...
Con enfasi malinconica.
... non dirà nulla, povera Mirella!
CHÉRIE china il capo e si
copre gli occhi colla mano.
JANE
Mangia.
CHÉRIE
Ho finito. Aspetta!
S'alza, va alla porta
drappeggiata e sta un istante
in ascolto.
JANE
Cosa c'è?
CHÉRIE
volgendosi col viso illuminato
da un sorriso raggiante.
Dorme!... Che gioia!... Adesso per un'ora o due sarà savio come un
cherubino!
Ride.
JANE non risponde.
Un silenzio.
CHÉRIE
mettendo una mano sulla mano
di JANE.
Jane! Come è triste e terribile.
JANE
Che cosa?
CHÉRIE
Tutto. Ma più di tutto...
JANE
Più di tutto?
CHÉRIE
Il silenzio. Il silenzio che c'è intorno... a quella povera culla.
JANE non risponde.
Altre mamme parlano tutto il giorno dei loro bambini. Anch'io potrei
parlarne — ma quando ne parlo... nessuno risponde.
Un silenzio.
Neppure tu.
JANE
Ma sì... rispondo...
CHÉRIE
Con altre mamme si fanno tanti discorsi... si vuol sapere il bambino
come sta... come dorme, come cresce... Poi lo si guarda,
con un singhiozzo.
... e si ride! Si ride delle smorfiette che fa, della cuffietta che gli
va a sghembo, delle fossette che ha nei gomiti... si ride!...
Un silenzio.
Del mio nessuno ride.
JANE
fredda.
Ma sì. Perchè dici questo?
CHÉRIE
amaramente.
È vero. Si ride! Oggi nella strada ho visto che si ride. Oh Dio!
Si copre il viso.
Con disprezzo, con ischerno si ride — di lui e di me! Ah, Jane, perchè
non mi hai lasciata morire? Perchè non ci hai lasciati morire tutt'e
due, quando io ero così vicina alla morte e lui — lui — non era ancora
entrato nella vita?
JANE
Chérie! Non piangere così.
CHÉRIE
Sono uscita oggi portandolo in braccio. Mi sono detta che bisognava
pure un giorno o l'altro... Ah, come mi hanno guardata! Con quale
odio, con quale disprezzo! Gli uni ridevano, ridevano!... Gli altri
distoglievano lo sguardo come se passasse una cosa orribile, che a
guardarla portasse sventura.
Scoppiando in pianto.
Oh, Jane, Jane! non è tanto per me che mi dispero, come per lui, per
questo povero essere che entra nella vita credendo di essere come gli
altri bambini! credendo che tutti lo ameranno... Non sa lui, non sa che
è odiato, disprezzato, maledetto! Non sa lui di essere uno sventurato
che porta sventura.
JANE
Non dir questo.
CHÉRIE
A lui nessuno, nessuno rivolge un sorriso, un augurio, una benedizione.
Neppure tu che sei tanto buona! neppure Luisa!... No! no!... è il
mostro lui! è l'essere abbominato, detestato, di cui ci si vergogna
come di una piaga, come di una deformità.
Si accascia singhiozzando.
JANE
Non pensare a tristezze.
CHÉRIE
Ah! come passeremo nella vita lui ed io — tra le beffe, il dileggio,
il disprezzo di tutti! Pensa, pensa! Doversi sempre nascondere, doversi
sempre vergognare — sempre cercare di farsi scusare, lui ed io! Io che
non volevo far nulla di male! Lui — lui che non sa di aver commesso —
nascendo — un imperdonabile delitto!
JANE
Se piangi così farai male a te e a lui.
CHÉRIE
Farò male — a lui? Non piangerò — non piangerò!
Si asciuga gli occhi.
D'improvviso sorge in ascolto.
Chi è? Vien su qualcuno! Chi sarà! chi sarà!
Spaventata.
Sarà Mirella che arriva?
JANE
Vado a guardare.
CHÉRIE si appiatta contro
la parete chiudendosi
nello scialle come per
rimpicciolirsi e sparire.
JANE
Apre l'uscio d'entrata esce
sul pianerottolo e guarda giù.
Volgendosi a CHÉRIE.
È un uomo... un contadino.
Parlando a qualcuno di fuori.
Oh! Chi cercate?
Non si ode la risposta.
Avete sbagliato porta? Allora state più attento un'altra volta. — Come
dite? Dei feriti? No, no. Non ci sono feriti qui. — Dei malati?...
Sì, malati sì. — E che cosa vi riguarda chi è malato in questa casa? —
Andate via subito o vi faccio arrestare.
Rientra e chiude la porta.
Che tipo! Una giubba di vecchio contadino... un cappellaccio... e,
sotto, due occhi fiammeggianti e una faccia di... di...
CHÉRIE
Di che cosa?
JANE
come colpita da un'idea
repentina.
Di soldato! Che fosse — che fosse uno dei vostri?!
Corre alla porta e la riapre.
È partito.
Resta un istante in
ascolto poi si volge e dice
rapidamente a CHÉRIE.
Chérie — tua cognata è qui. Viene su per le scale.
CHÉRIE
spaurita.
Con Mirella?
JANE
Sì.
CHÉRIE
Ah — non voglio — non voglio che mi veda!
JANE
È già qui.
Per entrare nella camera a
destra CHÉRIE dovrebbe passare
davanti alla porta d'entrata.
Dopo un istante d'incertezza
ella fugge via a sinistra.
Una pausa.
JANE tiene fissi gli occhi
sulla porta dalla quale deve
entrare LUISA.
LUISA appare sulla soglia —
indi lentamente entra MIRELLA.
Le due donne tengono gli
occhi fissi sul volto della
fanciulla con disperata
angoscia d'attesa.
MIRELLA entra lentissimamente
ad occhi bassi. Sul limitare
si ferma e gira intorno
gli occhi trasognati che
sembrano non veder nulla,
non riconoscere nulla. Indi
s'avanza rigida come un automa
nella stanza.
LUISA
che ha seguito tremando ogni
mossa di sua figlia.
Mirella!
Con un singhiozzo disperato.
Mirella!
MIRELLA volge gli occhi alla
madre che si trova ritta
sullo sfondo della porta
drappeggiata e chiusa. MIRELLA
fissa lo sguardo sul volto
materno — poi, poco a poco i
suoi occhi si dilatano; essa
vede — dietro alla siloetta di
LUISA — la porta fatale.
Senza volgere il capo MIRELLA
gira intorno lo sguardo
pauroso che sempre è ripreso e
fermato dalla terribile porta.
Lentamente, cogli occhi
sempre più terrorizzati essa
indietreggia come per sfuggire
ad un orrore che la minaccia.
LUISA e JANE la guardano
tremanti — e la vedono
finalmente volgere il capo e
guardarsi intorno per tutta la
stanza.
JANE
trattenendo ancora LUISA
che sta per lanciarsi verso
MIRELLA.
Aspettate!... Forse penetra il ricordo in lei!...
Ma dopo un istante, cogli
occhi ripresi dalla porta
drappeggiata, MIRELLA lascia
lentamente ricadere le braccia
e rimane immobile nella posa
d'annichilimento che le è
abituale.
LUISA
con un singhiozzo, a JANE.
Nulla!... nulla!...
JANE
confortandola.
È tardi. Sarà stanca. Chissà... forse domani...
LUISA
Ah!
LUISA scuote tristemente il
capo.
JANE
Dove la mettete a dormire? Ci avete pensato?
LUISA
Sì, disopra, nella mia camera.
JANE
Ah — bene! E riposerete finalmente anche voi, dopo tante notti che non
dormite. Ormai non avete più bisogno di vegliare Chérie.
LUISA
Povera Chérie.
guardando MIRELLA.
La mia grande sventura me l'ha fatta per un istante scordare.
JANE
Ah! Invero povera Chérie! Che rovina la sua vita! Che tragico problema
che non ha scioglimento.
LUISA
cupa.
Fuorchè nella morte.
JANE
Che cosa vuol dire?
LUISA
appassionata.
Ah, non lo so! non lo so! Ma quando sono uscita oggi con lei — quando
ho visto la gente che la guardava — lei e quella sua creatura di
maleficio — ah!
rabbrividisce.
... io mi sono detta che al posto suo...
CHÉRIE appare in fondo alla
scena, e ascolta addossata al
muro, ancora ravvolta nel suo
scialle.
JANE
Che cosa?
LUISA
Al posto suo io mi ricorderei...
scandendo le parole.
... che a quattro passi c'è il fiume.
JANE
Cosa dite?
LUISA
C'è il fiume — per lei — e per lui!
Prende per mano MIRELLA e sale
lentamente le scale.
JANE
rimane un istante immobile,
colpita dalle parole di LUISA.
Indi con un sospiro prende il
suo mantello e lo indossa per
partire.
Volgendosi vede CHÉRIE.
Chérie! Ascoltavi!
CHÉRIE
come in un sogno.
A quattro passi... c'è il fiume...
pausa.
Come ha detto? A quattro passi c'è il fiume...
lunga pausa.
... per lui... e per me...
JANE
sconvolta.
Che cosa dici — dimentica quelle parole.
CHÉRIE
lentamente con soavità.
No. Non le voglio dimenticare. Come mai non l'ho pensato anch'io? È un
grande conforto!
ripete come in sogno.
A quattro passi... c'è il fiume. Per lui — e per me.
Un silenzio.
La porta d'entrata, lasciata
socchiusa, ora si spalanca
violentemente. FLORIAN AUDET,
vestito da contadino, entra
impetuoso.
FLORIAN
scorgendo dapprima
l'infermiera e volgendosi a
lei con veemenza.
Signora, avete detto che in questa casa vi sono dei malati. Ditemi,
devo saperlo — chi — chi è ammalato qui?
JANE
Con quale diritto —?
FLORIAN
Scorgendo CHÉRIE.
Chérie!
CHÉRIE
cogli occhi stralunati.
Florian!...
FLORIAN
Sì — sì — Florian.
Getta giù il largo cappello,
si toglie la giubba di
contadino e appare vestito in
una lacera uniforme belga.
Sei tu, ammalata? Sei tu?
CHÉRIE
senza voce, indietreggiando da
lui.
Sì.
FLORIAN
Che cos'hai?
JANE
a CHÉRIE.
Ha il diritto costui di interrogarti?
CHÉRIE
piano.
Sì.
JANE
È un amico?
CHÉRIE
Sì.
JANE
abbracciando CHÉRIE.
Senti, cara — io dovrei lasciarti e tornare all'ospedale. È già tanto
tardi. Posso lasciarti?
CHÉRIE
Sì. Puoi lasciarmi.
I suoi occhi esterrefatti sono
fissi su FLORIAN.
FLORIAN
a JANE.
Ma se è ammalata non rimanete qui? Non la curate?
Volgendosi a CHÉRIE.
Chi sta con te?
CHÉRIE
senza voce.
Luisa.
FLORIAN
Ah, Luisa è qui! Sia lodato Iddio.
JANE
Buona notte Chérie!
sulla soglia, a FLORIAN.
Non l'agitate. È ancora tanto debole.
Esce.
FLORIAN
Chérie! Chérie!
Le prende ambo le mani.
Cos'hai avuto?
Essa non risponde.
Ma parla. Cos'hai? Cos'hai? mi fai spavento.
CHÉRIE
con un filo di voce.
Sono stata ammalata.
FLORIAN
Ma guarisci! — Guarirai?
CHÉRIE
cupa.
Sì! — Sì! Guarirò.
FLORIAN
Chérie — mia piccola Chérie! Ti sei ricordata di me?
CHÉRIE
Sì.
FLORIAN
Sempre?
CHÉRIE
Sempre.
FLORIAN
Dimmi degli altri — Luisa? Mirella?
CHÉRIE
Sono entrambe qui.
Una pausa.
Mirella... non parla più...
FLORIAN
stupito.
Non — parla più?!
CHÉRIE
No. È muta.
FLORIAN
Oh! per Dio! — Ma cosa vuol dire?
CHÉRIE
sempre con un filo di voce
debolissima.
S'è spaventata... la sera... quella sera... della mia festa...
FLORIAN
Ma come? — In che modo?
CHÉRIE
Sono venuti qui... i nemici... Hanno ucciso qualche cosa in lei. La sua
anima.... non c'è più.
FLORIAN
preso da un brivido
presciente.
E — a te? — a te? cos'hanno fatto?
CHÉRIE
dopo un istante di silenzio.
Peggio — che a lei.
FLORIAN
fuori di sè.
No! Chérie! Dimmi che non è vero. Mio Dio! Mio Dio!
Si accascia su una seggiola e
nasconde il volto tra le mani.
Dopo un silenzio.
Ma parla, in nome del cielo, parla!
CHÉRIE
con infinita stanchezza.
T'ho detto.
FLORIAN
Tutto — dimmi tutto!
Feroce e forsennato.
M'hai detto tutto?
CHÉRIE
No.
FLORIAN
Parla — per Dio — parla!
CHÉRIE
Come dirlo. Come dirlo?...
Tendendo la mano verso la
porta drappeggiata.
Là dentro...
cade in ginocchio ai piedi di
FLORIAN.
... c'è una culla!
Scoppia in pianto.
FLORIAN
balzando in piedi.
Cosa?
Indietreggiando con orrore da
lei.
Tu... oh! tu — hai un figlio...
CHÉRIE
disperata.
Abbi pietà! — pietà!...
FLORIAN
forsennato.
Un figlio — d'un nemico? Ah....
Alza il braccio con gesto
d'anatema.
CHÉRIE
afferrandogli il braccio.
No! Non maledirlo — non maledirlo — anche tu! Quel bambino — che
nessuno mai ha benedetto!
Un istante di silenzio.
FLORIAN
stupefatto e inorridito.
È questo — ciò che tu mi dici? Questo — il tuo primo pensiero?... Una
preghiera per lui! Una difesa di lui — dell'essere immondo a cui tu, tu
disgraziata! hai dato la vita!
CHÉRIE piange disperatamente
gettata in terra ai suoi
piedi.
FLORIAN
Afferrandola per i polsi e
forzandola a sollevarsi e a
guardarlo in faccia. Con un
ruggito.
Parla, parla ti dico!
Voglio sapere!... come — quando —!
CHÉRIE
Non ricordo — non so più!
FLORIAN
Non ricordi? Menti — menti!
CHÉRIE
disperata.
No! non ricordo — non ricordo! So che deliravo... mi avevano
ubbriacata...
FLORIAN
con orrore.
Ah!... Ti avevano ubbriacata. — Avanti. — Parla!
CHÉRIE
come ipnotizzata, ansante.
Erano qui... qui... in questa stanza... hanno preso Mirella — l'hanno
legata — lì — a quella ringhiera... e c'era uno che mi diceva... mi
diceva...
FLORIAN
ruggendo.
Cosa — ti diceva?!
CHÉRIE
sempre come allucinata.
«Tanto andava lo stesso — a finire così! Tanto andava lo stesso a
finire così!...»
Piange disperatamente in terra
davanti a lui.
FLORIAN
E poi...
CHÉRIE
E poi... e poi...
Stralunata guardando la porta
drappeggiata.
... aspetta — aspetta!
con un grido.
Mi ricordo! Oh Dio! Mi ricordo.
FLORIAN
coi denti stretti.
Disgraziata, parla!
CHÉRIE
con uno scoppio d'angoscia.
Forzata! legata! percossa!... Colla violenza, coi pugni nella
gola, mentre invocavo la morte con urli e strilli... Stritolandomi,
morsicandomi le carni, rantolandomi sulla faccia delle bestemmie...
così — così, ho conosciuto l'amore! Così — così mi è stata data la
maternità!
Cade prona col volto tra le
mani.
Un lungo silenzio.
FLORIAN
chino su di lei, quasi afono.
Perchè, perchè hai messo al mondo questa creatura? Perchè — non l'hai
ucciso prima che nascesse?
CHÉRIE
Non lo so! Non lo so. Vi era qualche cosa in me che non lo poteva fare.
Qualche cosa di più forte della mia vergogna, di più forte del mio
dolore. Al disopra dell'odio, dell'onta, dell'orrore... vi era qualche
cosa — di divino!
FLORIAN
sdegnato.
Cosa dici?
CHÉRIE
Ah, tu non lo capirai mai — tu sei un uomo! — Non lo puoi capire. Ma io
— io ho sentito in me quel portento — il brivido di una vita creata da
me! Ed era come se una voce — la voce stessa di Dio! — mi gridasse: «Tu
non ucciderai!»
Un lungo silenzio.
FLORIAN
Chérie! Che rovina la nostra vita!... Che rovina.
CHÉRIE
Lo so.
Una pausa.
FLORIAN
Ascoltami, Chérie, ascoltami. Quello sciagurato essere è un
predestinato al dolore e alla delinquenza — è vero? è vero?
CHÉRIE
con profonda amarezza.
Sì — sì — sarà vero. Tutti lo dicono! Tutti!
FLORIAN
E lo senti anche tu — lo senti.
CHÉRIE
Sì — sì! Qualche volta, colla chiaroveggenza del delirio, io vedo
l'avvenire quale sarà per me e per lui... Sento che questa creatura
mi schianterà il cuore, mi strazierà, mi dilanierà come quella belva —
suo padre! — che in quella notte mi ha cacciato i pugni nella gola...
Qualche volta ho spavento di lui... ho spavento già adesso... Quando
lo nutro credo che mi morderà... Quando grida odo già nella sua voce
la minaccia... Quando mi chino su di lui mi mette le piccole mani negli
occhi come se cercasse di strapparmeli!... Allora mi sembra che sia un
demente — e che io pure di tenermelo stretto al cuore — pazza — sono
pazza, pazza di non averlo ucciso, pazza di amarlo come l'amo — più
della vita mia!
Piange.
FLORIAN
Chérie, Chérie! Tu devi allontanarlo da te — allontanarlo!... Hai
capito?
Con uno sforzo.
Poi cercheremo di scordarlo, tu ed io — tu ed io, insieme — cercheremo
— di scordarlo!
CHÉRIE
Dopo un istante di silenzio,
calma e grave.
No.
FLORIAN
No? Perchè no? Se ti dico che lo dimenticherò — che cercherò di
dimenticarlo.
CHÉRIE
con fermezza.
Non io.
FLORIAN
Ma tu non vuoi, non puoi volere che questa creatura malefica ti separi
per sempre dall'amore, dalla speranza, da altre maternità pure e
gioconde...
CHÉRIE
Finchè vivo, io non lo abbandonerò.
FLORIAN
Ma folle, folle che sei — che cosa vuoi fare? Che cosa sarà di te?
CHÉRIE
affranta.
Non lo so. So che dandogli la vita gli ho dato anche la vita mia.
FLORIAN
con subitanea decisione.
Ebbene sia — sia!
colla mano sulla fronte.
Non si ragiona contro questo primitivo, portentoso istinto... Chérie —
Chérie!... Io ti amo — ti amo come allora — come sempre...
Si odono dei lontani clamori.
Indi lontanissimo uno squillo
di tromba e la trionfale
musica della _Marseillaise_.
Chérie! Senti!... senti! questa è la liberazione. Le nostre armate
vittoriose si avanzano come un torrente di fuoco e di fiamma. Sono
tutti intorno a noi. Siamo circondati dai nostri...
spalanca le finestre.
Chérie!...
in un delirio di gioia.
Chérie, scordiamo tutto — tutto — e siamo felici!
CHÉRIE
rapida.
Florian — non è possibile — non è possibile. Io non ti amo più e tu non
puoi più amarmi. Anche se in quest'ora lo credi — tutto è mutato, e tu
non puoi amarmi più. Tu m'amavi perchè ero pura, lieta, gioconda — non
sono più nulla di tutto ciò. Non vi è più nulla in me della Chérie che
amavi. Tu devi dirmi addio e lasciarmi alla mia sorte.
FLORIAN
No! Tu sarai mia. E un giorno — tutto questo ci sembrerà un sogno.
Avrai altri figli, figli che potrai amare, figli che ameremo entrambi
senza rossore —
CHÉRIE
selvaggiamente.
E questo! questo sarà il paria esecrato, sarà lo spettro che s'aggirerà
vergognoso e umiliato tra quelli più fortunati di lui!...
No mai! mai! — Sappi che questo essere abborrito e maledetto mi sta
nelle viscere profondamente come prima di nascere... mi sta nel cuore,
mi sta nell'anima, mi sta nel sangue — più di te!
FLORIAN
Più di me!
CHÉRIE
Sì, più di te. Parti Florian, parti — godi della nostra vittoria. Va —
e scordami!
La musica trionfante e i
clamori di gioia s'avvicinano
sempre più.
FLORIAN
Chérie, Chérie — pensa a ciò che fai.
CHÉRIE
Nulla, nulla di ciò che puoi dirmi può mutare la decisione che ho
preso. La mia strada è chiara davanti a me.
FLORIAN
Chérie ti supplico, ti supplico!
CHÉRIE
Non straziarmi con preghiere vane. Dimmi addio e va.
FLORIAN
Ebbene — sia come tu vuoi. Se per te io non sono più nulla — vi è
ancora chi mi chiama ed ha bisogno di me.
CHÉRIE
Ah — lo so! lo so!
S'ode fuori l'Inno nazionale
del Belgio.
Senti la _Brabançonne!_ il grido del Belgio!.. La nostra patria ti
chiama. Va, Florian, va. Da' la tua vita a lei.
FLORIAN
afferrandole le mani.
Sì! Sì! a lei! Hai ragione. Non è questa l'ora dei rimpianti —
non è questa l'ora degli amori! È l'ora santa e terribile della
rivendicazione. Ora di sangue e di gloria!... Addio Chérie! addio.
CHÉRIE
piangendo.
Addio.
FLORIAN
Penserai a me?
CHÉRIE
Sempre!
FLORIAN
Anch'io. Sempre. — Come finiva la tua canzone della principessa
prigioniera?
CHÉRIE
con un singhiozzo.
«Io vi voglio adorar fino alla morte».
FLORIAN
«Io vi voglio adorar fino alla morte».
La bacia in fronte ed esce.
CHÉRIE resta immobile,
impietrita.
Dopo un silenzio — lentamente
come parlando in sogno.
CHÉRIE
A quattro passi c'è il fiume...
Si avvia verso la porta
drappeggiata.
... per lui — e per me.
Apre la porta. Un raggio
lunare dalla finestra tonda la
illumina tutta. Entra e chiude
la porta dietro a sè.
Passa qualche momento. La
lampada sulla tavola ondeggia
e quasi si spegne e la stanza
è immersa nell'ombra.
In cima agli scalini appare
la figuretta di MIRELLA. Come
un'allucinata essa si guarda
intorno e i ricordi terribili
l'afferrano, agghiacciandola
d'orrore. Lenta trasognata
soffermando lo sguardo su
ogni oggetto noto si avanza
silenziosa. Nei suoi occhi
tremola il ricordo delle
subíte atrocità.
Sempre come una sonnambula
scende i tre gradini e
giunta all'ultimo il suo
occhio si fissa sulla porta
drappeggiata in faccia a lei.
Un'onda di orrore la invade;
essa indietreggia; ed ora
sta rigida colle spalle alla
ringhiera nell'atteggiamento
identico del suo passato
martirio. — Colle braccia
dietro a sè, come legata alla
ringhiera, fissa lo sguardo di
demente sulla terribile porta.
E questa lentamente si muove —
si apre. Il terrore di MIRELLA
s'accresce fino al parossismo,
mentre guarda lenta aprirsi
quella porta fatale...
Ed ecco nel vano della porta,
illuminata tutta dai raggi
lunari che dalla finestra
tonda le circondano il capo
come di una perfetta aureola
— appare CHÉRIE col bambino
tra le braccia. Indossa ancora
la sua bianca veste, ma un
lungo velo azzurro le cinge la
testa.
Vede MIRELLA e s'arresta —
immobile come una visione.
MIRELLA
Vedendo l'apparizione, che
le sembra divina, cade in
ginocchio con un grido.
Ah!
Fa il segno della croce e
congiungendo le mani pronuncia
con voce estatica:
«Ti saluto, o Maria, piena di grazia...»
CHÉRIE
Scossa da un brivido immenso.
Mirella! — Sono io!
con un grido.
Luisa!... Luisa!...
A LUISA che appare sugli
scalini.
Mirella — _ha parlato!_...
LUISA
precipitandosi.
Mirella! Mirella!
Singhiozzando bacia le vesti e
le mani della sua bambina.
MIRELLA
Come svegliata da un sogno.
M'era parso...
Guarda con estatico sorriso
CHÉRIE col bimbo tra le
braccia.
... m'era parso...
LUISA
alzando il braccio con gesto
solenne e grandioso verso
CHÉRIE.
Ah! sii benedetta — tu! — E il tuo bambino!
CALA IL SIPARIO.
IL VALZER DI MIRELLA
[Illustrazione: Spartito musicale]
NOTE:
[1] Nella rappresentazione, il primo atto per ordine della censura
finiva con l'entrata in scena dei soldati nemici.
[2] Vedi in fondo al volume: _Il Valzer di Mirella_.
Nota del Trascrittore
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.
End of the Project Gutenberg EBook of L'invasore, by Annie Vivanti
*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 60336 ***
L'invasore: dramma in tre atti
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Excerpt
_Questo dramma che qui è pubblicato nel testo integrale[1] fu
rappresentato per la prima volta a Milano dalla Compagnia Talli-Melato
al Teatro Olympia nell'estate del 1915._
_Interpreti principali: Maria Melato, Wera Podrecca, Pina Camera, Febo
Mari._
MILANO
Dott. RICCARDO QUINTIERI — Editore
Corso Vitt. Emanuele, 26
LIRICA L. 4. —
I DIVORATORI (Romanzo) » 3.50
CIRCE (Il...
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— End of L'invasore: dramma in tre atti —
Book Information
- Title
- L'invasore: dramma in tre atti
- Author(s)
- Vivanti, Annie
- Language
- Italian
- Type
- Text
- Release Date
- September 21, 2019
- Word Count
- 19,183 words
- Library of Congress Classification
- PQ
- Bookshelves
- IT Teatro in prosa, Browsing: History - Warfare, Browsing: Literature, Browsing: Fiction
- Rights
- Public domain in the USA.
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